L’area giochi interna al giardino “Nicola Grosa”, da questa mattina è intitolata all’avvocata Lidia Poët. La targa, situata di fronte al Palazzo di Giustizia, fra i corsi Inghilterra e Vittorio Emanuele II e le vie Falcone e Cavalli, ricorda la prima donna in Italia ad essere iscritta all’Ordine degli avvocati. Lidia Poët, nata il 6 agosto del 1855 a Perrero in Val Germanasca e morta a Diano Marina il 25 febbraio 1949, è stata, infatti, la prima donna ad essere iscritta all’Ordine professionale degli avvocati. Ottenuta la laurea a pieni voti il 17 giugno 1881, con una tesi sul diritto di voto alle donne, svolto il praticantato e superato l’esame di abilitazione alla professione forense, Lidia Poët nel 1883 ottenne l’iscrizione all’Ordine degli avvocati e procuratori di Torino. Iscrizione che venne annullata, prima da una sentenza della Corte d’Appello di Torino, su richiesta del Procuratore generale, e poi dalla Corte di Cassazione. L’avvocata Poët riuscirà, infine, ad ottenere l’iscrizione all’Ordine solo nel 1920, a 65 anni, a seguito dell’approvazione in Parlamento della Legge Sacchi, che autorizzava ufficialmente le donne ad entrare a far parte degli uffici pubblici. Un percorso di vita e professionale intenso, come hanno sottolineato tutte le autorità intervenute durante la cerimonia per lo scoprimento della targa commemorativa. Così il vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Enzo Lavolta, che ha definito Lidia Poët “grande avvocato e donna intelligente, appassionata, curiosa, studiosa, caparbia, coraggiosa, tenace, che merita un posto d’onore nella storia dell’emancipazione femminile del nostro Paese”.
“Rendiamo omaggio ad una donna che con intelligenza e caparbietà ha contribuito a sgretolare quel muro che sbarrava alle donne ogni strada che avrebbe potuto condurle ad aspirare ad un ruolo fuori dalla mura domestiche”, ha ribadito a sua volta la sindaca Chiara Appendino che ha concluso con un invito alle giovani donne: “c’è ancora molto da fare ma essere donna non deve mai diventare ostacolo invalicabile per coltivare i propri sogni e raggiungere gli obiettivi prefissati. Come ci hanno insegnato Lidia e altre grandi figure femminili del passato, con volontà e determinazione, il divario fra i generi può essere ridotto”. Un pensiero condiviso da Francesca Troise, presidente della Circoscrizione 3 che, sull’esempio di Poët, invita “tutte le donne a lavorare con la stessa fermezza per favorire le pari opportunità”. E se la presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino, Simona Grabbi insiste nel “ricordare una avvocata straordinaria tributandole il giusto spazio e la riconoscenza pubblica per la battaglia compiuta”, Cesarina Manassero, presidente del Comitato pari opportunità del Consiglio dell’Ordine, conclude gli interventi auspicando che questa intitolazione “porti ad una revisione delle diciture sui cartellini personali, per introdurre il titolo di avvocata oltre ad arrivare ad un Ordine degli avvocati e delle avvocate”. Per Manassero, “modifiche apparentemente solo lessicali, ma sostanzialmente di profondo significato. Perché ciò che non ha nome, non esiste”.
Marcello Longhin