La scena nella quale Totò e Nino Taranto vendono la Fontana di Trevi a un facoltoso americano, resta esilarante a distanza di decenni. I truffatori, però, nella vita reale non sono simpatici come nei film, soprattutto quando ad essere il loro bersaglio sono le persone anziane. Nel corso della sua assemblea svoltasi questa mattina a Palazzo Civico, il Consiglio dei Seniores della Città di Torino, presieduto da Edoardo Benedicenti, ha ospitato una conferenza del commissario della Polizia Municipale Enzo Rogina proprio su questo tema. Il commissario ha snocciolato alcuni esempi di truffa, quelli tristemente più diffusi, fornendo poi dei suggerimenti su come evitare o almeno ridurre i rischi. Norme di buon senso, spesse disattese per ingenuità, distrazione, o semplicemente per eccesso di fiducia nei momenti sbagliati e con le persone sbagliate. Regole semplici: dal non lasciar entrare nessuno sconosciuto, anche se indossa abiti da lavoro o uniformi in casa al non avere timore di rivolgersi alle forze dell’ordine in situazioni che appaiono sospette. Altra regola aurea, diffidare da offerte che appaiono fin troppo vantaggiose di merci o servizi offerti a prezzi chiaramente fuori mercato, così come da “sondaggi” che richiedono una firma finale (o un assenso telefonico registrato) e possono mascherare un contratto di acquisto.
E poi, tanti altri suggerimenti, dal farsi accompagnare in banca o alla Posta per i prelievi di denaro, al non raccontare troppo di sé e dei propri congiunti in ambienti affollati o di fronte ad estranei. Infatti, spacciarsi per un collega o amico del figlio, mostrando di conoscerne il nome e il luogo di lavoro, è una delle modalità più usate dai truffatori. Generalmente, lo si fa per farsi consegnare del denaro dalle persone anziane, previa una frottola su un incidente od un inconveniente che riguarda il figlio dell’anziano, impossibilitato a recarsi direttamente dal genitore.
A volte, è meglio essere diffidenti anche a costo di passare per maleducati, ha spiegato Rogina, anche se è buona norma, ha aggiunto, mantenere rapporti di buon vicinato, perché un vicino di casa a quale potersi rivolgere in caso di emergenza può essere una risorsa preziosa in caso di emergenza. I truffatori “professionisti”, generalmente, evitano le violenze fisiche o l’intrusione in casa mediante la forza, anche perché sono consci della loro rilevanza penale: aprire la porta solo dopo aver fissato la catenella di sicurezza è sempre un buon modo di impedire loro di entrare. Tra i vari consigli elargiti, dalla Polizia Municipale è arrivata un’avvertenza importante: il truffato, soprattutto la persona anziana, tende a perdere autostima, ad incolparsi di ciò che è avvenuto, fino a rischiare la depressione. Invece non bisogna sentirsi degli sciocchi, vergognarsi, nascondere agli altri quanto accaduto. Occorre invece rendersi conto che accade a molti e a tutti può succedere, evitare di covare in solitudine la propria rabbia e frustrazione fino ad ammalarsene, non avere il timore di parlarne con le persone più vicine, figli, parenti, amici. E in ogni caso, denunciare sempre alle forze dell’ordine quanto accaduto.
Claudio Raffaelli