Rendere accessibile alla cittadinanza l’area verde contigua all’ospedale Amedeo di Savoia, creare uno spazio protetto per il drop in (la restituzione di siringhe usate in cambio di nuove) e la conseguente l’autosomministrazione di stupefacenti. Il tutto, d’intesa con l’ASL Torino, allo scopo di migliorare il decoro urbano e la qualità di vita dei residenti, oltre che di tutelare la vita dei tossicodipendenti a fronte di complicazioni dovute a overdose o stupefacenti adulterati. Queste le linee guida di una proposta di mozione (primo firmatario, Claudio Cerrato) esaminata oggi durante una riunione congiunta delle commissioni I Patrimonio e IV Servizi sociali, diretta dal presidente di quest’ultima, Vincenzo Camarda.
La finalità, illustrata da Cerrato, è quella di ovviare ad una situazione che attualmente vede due ordini di problemi, in parte non indipendenti uno dall’altro. Il complesso ospedaliero di corso Svizzera racchiude un’area boschiva, recintata e contigua ad un appezzamento comunale, lungo la sponda del torrente Dora, nel quale nel 2009 era stata inaugurata la pista ciclopedonale intitolata al fondatore dello scoutismo, Robert Baden Powell. Un tratto di 800 metri oggi chiuso al pubblico per via del degrado della staccionata di sicurezza posizionata sul lato che guarda al corso d’acqua.
Un insieme verde che oggi, per differenti motivi, non è fruibile da parte della cittadinanza e in primo luogo dai residenti del quartiere circostante. Quartiere che vive inoltre la conseguenza dell’attuale assetto del servizio di drop in, che vede i tossicodipendenti – molti dei quali cronici – poter ricevere sì siringhe nuove lasciando quelle “usate”, ma disperdersi poi per la zona circostante in cerca di angoli dove iniettarsi l’eroina. Angoli che spesso risultano ben visibili da condomini circostanti, oppure così isolati – come l’area verde prima citata compresa tra la sponda della Dora e la recinzione del compendio ospedaliero – da impedire che il tossicodipendente possa essere soccorso nel caso di problemi.
Certo, le sostanze usate sono illegali: ma al netto delle necessarie misure di prevenzione delle tossicodipendenze (in primo luogo nei confronti delle persone minorenni), il criterio deve essere quello della riduzione del danno, è stato rimarcato nel corso del dibattito. E questo, a vantaggio appunto di residenti, tossicodipendenti, operatori sanitari: far sì che non vi siano siringhe e rifiuti pericolosi abbandonati, che non si debba assistere a situazioni che per molti risultano disturbanti, che la vita dei tossicodipendenti – al di là di ogni necessario sforzo di recupero – sia tutelata in qualche modo e che coloro i quali operano professionalmente in questo campo possano farlo con maggiore serenità.
I consiglieri e consigliere intervenuti sulla proposta (Viale, Garione, Diena, Tuttolomondo, con il presidente della Circoscrizione 4 Alberto Re e l’assessore Jacopo Rosatelli) si sono espressi sostanzialmente a favore. Particolarmente sottolineata è stata la complementarità fra le attività di prevenzione e quelle della riduzione. Il documento approderà in Sala Rossa in una delle prossime sedute.
Nella seconda parte della riunione, consiglieri e consigliere hanno esaminato una mozione proposta da Amalia Santiangeli e altri consiglieri e consigliere, che propone di istituire la figura del mediatore sociale, uno specialista nella gestione e nel raffreddamento della conflittualità e in generale di relazioni compromesse, in specifico fra cittadini e uffici o servizi pubblici, formato tramite appositi corsi dei quali si chiederebbe l’istituzione alla Regione Piemonte. Si tratta, è stato sottolineato, di una sperimentazione già avviata in altre città del Paese, cosa che renderebbe utile l’adozione di un progetto pilota. Dopo gli interventi dei consiglieri e consigliere Abbruzzese, Cerrato, Crema, Apollonio, Diena e Viale, anche questa proposta ha avuto il via libera per essere sottoposta al voto in Sala Rossa.
Claudio Raffaelli