Torino ha ricordato don Minzoni, antesignano senz’armi della Resistenza

La celebrazione del centenario dell'assassinio di don Giovanni Minzoni, nella via che porta il suo nome. Con la fascia tricolore, in rappresentanza della Città, il consigliere Luca Pidello)

Cento anni fa, nell’agosto del 1923, veniva assassinato il sacerdote Giovanni Minzoni. Il nuovo regime fascista si era insediato da dieci mesi, con la benedizione del re. Benito Mussolini era presidente del Consiglio, in un governo al quale partecipavano anche esponenti liberali e popolari. Tutto regolare, tutto secondo legge e Statuto Albertino. Ma il ciclo di violenze organizzate che aveva aperto al fascismo la strada del potere, non si era affatto concluso, come dimostrò il tragico caso di don Minzoni, anticipato dalla strage di Torino del 18 dicembre 1922 e seguito, l’anno successivo, dal rapimento e assassinio del deputato Giacomo Matteotti, oltre a tanti altri fatti di sangue meno conosciuti.

Don Giovanni Minzoni (1885 – 1923) – Foto Wikipedia

Ma come aveva fatto il  trentottenne parroco di Argenta, un paesone agricolo del Ferrarese, a divenire la bestia nera dei fascisti locali, fino a essere da loro trucidato a colpi di bastone? Questa mattina, una sobria cerimonia svoltasi in via don Minzoni – significativamente, all’angolo con corso Matteotti – ne ha rievocato la traiettoria spirituale, umana e anche politica. Ravennate di nascita, don Minzoni era stato cappellano di guerra tra il 1915 e il 1918, svolgendo il proprio sacerdozio tra il fango delle trincee di prima linea e guadagnandosi una medaglia d’argento al valor militare. Abile organizzatore, tornato ad Argenta aveva promosso la creazione di imprese tessili e agricole per impiegare i reduci e le donne. Era anche un attivista politico, avendo aderito al Partito popolare di don Luigi Sturzo: del fascismo aveva rapidamente colto, ben prima di altri della sua parte politica, la pericolosità e l’incompatibilità con i princìpi cristiani.

 

Da sinistra, sotto la targa viario dedicata a don Minzoni: Canalis, Pidello, Tesio e Savio.

Apertamente avverso allo squadrismo e poi al nuovo regime, quel prete di campagna aveva superato ogni misura, agli occhi dei fascisti locali (e anche a quelli dei vertici nazionali del Partito nazionale fascista, a cominciare da Italo Balbo) favorendo l’organizzazione di due gruppi di scout, sottraendo un buon numero di giovanissimi argentani all’influenza delle organizzazioni in camicia nera. Oltraggio supremo per chi alla retorica della violenza creatrice aveva sin dagli esordi accompagnato l’esaltazione del mito una gioventù maschia e vitale, che quella violenza praticava con slancio. Don Minzoni, che era accompagnato da uno dei suoi giovani collaboratori, venne aggredito da alcuni squadristi a colpi di bastone: il sacerdote non sopravvisse alle ferite riportate. Gli aggressori restarono sostanzialmente impuniti; prima prosciolti, poi processati ancora nel dopoguerra, beneficiarono dell’amnistia del 1947. Don Minzoni era un sacerdote scomodo, amato dai suoi parrocchiani quanto odiato dai fascisti e probabilmente non  troppo amato da una parte della gerarchia ecclesiastica, quella più incline all’accordo con il nuovo regime.

Tanto che, come ha ricordato il giornalista Paolo Piacenza durante la cerimonia, il suo vescovo evitò di officiarne le esequie. Ad Argenta, don Minzoni è oggetto ancora oggi di grande venerazione e soprattutto di memoria civile. Esiste un museo a lui dedicato e, tra pochi giorni, lo stesso Capo dello Stato si recherà nella località emiliana per le celebrazioni del centenario della tragica fine del sacerdote, senza dubbio uno degli antesignani,  pur senz’armi, di quella che sarebbe poi divenuta la Resistenza.

Alla cerimonia, preceduta da una funzione religiosa presso il santuario della Consolata, ha preso parte in rappresentanza della Città di Torino il consigliere Luca Pidello.

Un altro momento della cerimonia svoltasi stamattina

Insieme a lui, il consigliere comunale Angelo Catanzaro, Monica Canalis in rappresentanza del Consiglio Regionale, la presidente della Circoscrizione 1 Cristina Savio, il promotore dell’iniziativa Francesco Tesio per Azione, esponenti dell’Azione Cattolica, delle organizzazioni scoutistiche AGESCI e MASCI, consiglieri di Circoscrizione. Nel corso del suo intervento a nome della Città di Torino, il consigliere Pidello, indicando le delegazioni delle organizzazioni cattoliche presenti, ha sottolineato come esse esistano ancora, contrariamente al regime fascista, a testimonianza di quanto quella di don Minzoni fosse stata una buona battaglia, combattuta con forza e che ha dato i suoi frutti.

( Claudio Raffaelli )