Come stanno le popolazioni che vivono intorno al termovalorizzatore del Gerbido? Restano giustificati i timori di cittadini e amministratori rispetto alla presenza della struttura in funzione dal 2013?
Alcune risposte sono state fornite questa mattina da Cristina Ivaldi, responsabile di Epidemiologia ambientale dell’Arpa Piemonte, nel corso di una riunione della commissione Ambiente, presieduta da Federico Mensio.
In particolare Ivaldi ha spiegato i contenuti del progetto Spott, vale a dire il programma di sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino.
Si tratta di un progetto realizzato in collaborazione le Asl e coordinato da un comitato tecnico scientifico.
In sintesi, sono comparati dati e informazioni statistiche relative a cause di mortalità e malattie, confrontando schede di mortalità, certificazioni di dimissioni ospedaliere e analisi di cittadini effettuate prima dell’entrata in funzione dello stabilimento e in fasi successive.
Quattro le linee del progetto del piano di sorveglianza: a breve termine, a lungo termine, biologico sui residenti, biologico sui lavoratori. Nel breve termine, l’obiettivo è stato quello di valutare l’esistenza di correlazioni dirette tra emissioni giornaliere del termovalorizzatore e l’andamento giornaliero della mortalità e dei ricoveri ospedalieri della popolazione residente nell’area di dispersione degli inquinanti nell’atmosfera. La sorveglianza sugli effetti a lungo termine ha come obiettivo valutare eccessi o meno di mortalità o insorgenza di malattie nella popolazione residente nei comuni interessati all’area di ricadurta del termovalorizzatore, aggregata per aree omogenee di esposizione.
I risultati hanno evidenziato come tutti i metalli siano inferiori ai valori limite di esposizione. Le diossine risultano in quantità analoghe o inferiori al periodo antecedente l’avvio dell’impianto. A questo si aggiunge una diminuzione nei livelli di particolato atmosferico tra il 2013 e il 2014 (PM10 – 15%, PM2.5 – 25%) legata a fattori meteorologici.
La popolazione presa in esame ha età compresa tra i 39 e i 69 anni. A questo proposito, il consigliere Aldo Curatella ha sottolineato come sarebbe necessario avviare un monitoraggio anche sulla popolazione con età più bassa. Per Viviana Ferrero, invece, sarebbe necessario avviare analisi sui derivati animali, in particolare sul latte.
Barbara Azzarà ha evidenziato come le riduzione di alcuni elementi siano in parte dovuti ad una riduzione dell’attività industriale nella zona e in parte anche all’utilizzo di mezzi meno inquinanti da parte dei residenti.
Ha tuttavia annunciato che la Città Metropolitana ha richiesto di avviare un secondo Spott inserendo altre matrici di valutazione.
Federico D’Agostino