Alla vigilia del 30 novembre, giornata mondiale contro la pena di morte, arrivano fino a noi, camminando sulle proprie gambe, due storie da raccontare mille volte. La prima è nord-americana, l’altra europea, e le due storie ad un certo punto diventano una sola storia: quella di Sunny e Peter. Un primo racconto c’è già, si intitola Tempo rubato, ed è un libro scritto da Sunny e pubblicato dall’editrice Neos.
Molto in breve, troppo in breve, ecco le storie.
Sunny Jacobs, hippie newyorchese, ventisettenne, madre di due bambini, accusata da false testimonianze dell’omicidio di due poliziotti, nel 1976 viene condannata a morte assieme al marito, Jesse Tafero, come lei innocente.
Dopo cinque anni nel braccio della morte gli avvocati ottengono la commutazione
della sua pena in 40 anni di carcere. Grazie a nuove evidenze dei gravi errori commessi dall’avvocato dell’accusa, che su queste condanne aveva costruito una brillante carriera da magistrato, Sunny tonerà libera a 45 anni, ormai nonna e vedova. Suo marito infatti, dopo sette anni di carcere, seguiti ad un processo durato quattro giorni, era stato ucciso sulla sedia elettrica, in condizioni particolarmente barbare.
Una barbarie con cui ha avuto a che fare anche il giovane Peter Pringle, irlandese, ex militante dell’IRA, estraneo ad azioni violente ma accusato dell’uccisione di un poliziotto. Arrestato nel 1980, viene dopo un rapido processo condannato all’impiccagione. Peter studia legge in carcere, e ottiene di difendere se stesso in un nuovo processo. Quindici anni dopo, nel 1995, riuscirà a dimostrare la propria innocenza e a farsi scarcerare.
Le due storie si incontrano nel 1998. Sunny è venuta in Irlanda, sta parlando durante un convegno di Amnesty International quando vede in platea un uomo che piange mentre la ascolta: è Peter, che ben presto sposerà.
Da allora Sunny e Peter, 71 anni lei, 80 lui, gestiscono nel loro cottage dublinese una fondazione per aiutare coloro che sono condannati ingiustamente a reinserirsi nella società. Instancabili, girano il mondo per lottare contro la pena di morte.
E’ con la traduttrice italiana del libro, Antonella Roetto, torinese, attiva nella Comunità di Sant’Egidio, che Sunny e Peter hanno fatto visita in mattinata al presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, che si è intrattenuto con loro e li ha accompagnati in una breve visita al Palazzo Municipale.
In serata nella sede della Comunità di Sant’Egidio, presso la chiesa dei Santi Martiri, in via Garibaldi 25, Maria Pia Bonanate, Maurizio Vaudagna e Domenico Quirico, presenteranno il libro.
Conoscere Sunny e Peter, persone pacificate e radiose, che negli anni del carcere hanno attinto dalla religiosità occidentale e orientale, dal buddismo e dalla meditazione, la forza morale necessaria a non cedere alla disperazione e alla rabbia (condanne mortali anch’esse), è istruttivo quanto la loro storia giudiziaria.
Silvio Lavalle