Sopralluogo al Carlo Alberto: casa di riposo dal 1837

Il cortile ed i giardini del Carlo Alberto

Il sopralluogo del 14 novembre presso la casa di riposo Carlo Alberto, effettuato dalle Commissioni consigliari servizi sociali e lavoro, presiedute da Andrea Russi, nasce dall’allarme suscitato da sindacati e lavoratori all’indomani del cambio di gestione dell’istituto. Da qualche mese infatti un nuovo gestore, la cooperativa Quadrifoglio, si è aggiudicata, con un’offerta di 15 milioni di euro, il bando del Comune di Torino per la Concessione trentennale del servizio.

La residenza ha 129 posti letto per persone non autosufficienti con esigenze assistenziali di diversa intensità, e presto dovrebbe essere autorizzata ad accoglierne altre 40.
La cooperativa Quadrifoglio ha modificato sensibilmente l’organizzazione del lavoro e ridotto il numero degli addetti, fatto che ha generato proteste  e preoccupazioni sia tra il personale che tra le famiglie degli ospiti.
Secondo i sindacati, più volte ricevuti dai Consiglieri delle commissioni lavoro e servizi sociali che si occupano da mesi della vicenda, le ricadute di questa nuova gestione, oltre che occupazionali, riguarderebbero la qualità del servizio erogato.

Ad accogliere i Consiglieri nello storico istituto di corso Casale 56, inaugurato da Carlo Alberto di Savoia nel 1837, i vertici della cooperativa ed alcuni famigliari degli anziani ricoverati.
Da questi ultimi sono giunte critiche per la pulizia dei locali, il costo dei servizi aggiuntivi  (lavanderia, parrucchiere, pedicure) e per la riduzione del personale

L’incontro dei Consiglieri con i dirigenti della Cooperativa ed i famigliari di alcuni ospiti

in organico che, con il conseguente aumento dei carichi di lavoro, non riuscirebbe più a curare adeguatamente la relazione con gli anziani ospiti.
Contestano tutte le critiche e replicano  i responsabili della cooperativa, che però accolgono l’invito dei Consiglieri a coltivare un dialogo costante con le famiglie per cercare insieme le soluzioni ai problemi.

Il dibattito nelle Commissioni consigliari, in corso da tempo, aveva evidenziato le preoccupazioni di molti per la destinazione dell’introito ricavato dalla concessione.
In virtù del vincolo di destinazione che vige sulle istituzioni nate da donazioni di privati, il ricavato della concessione dovrebbe infatti incrementare le politiche assistenziali e non essere “assorbito” dalla spesa corrente. Altro tema, sollevato in sede politico-amministrativa, la necessità di offrire, fin dalla formulazione del bando di gara e del capitolato, garanzie occupazionali ai lavoratori coinvolti nel cambio di gestione.

Silvio Lavalle