E’ una corsa contro il tempo. La siccità che ha colpito il nostro Paese, e in particolare il nostro territorio, nell’estate appena conclusa è frutto di mutamenti climatici che si stanno manifestando in modo molto repentino.
Di qui la necessità di far fronte ad una crescente difficoltà di approvvigionamento idrico per il quale occorrono da un lato investimenti, dall’altro tempi più brevi nelle autorizzazioni per lo svolgimento di infrastrutture che oggi richiedono anche 5 o 6 anni.
E’ questo lo spirito della proposta di ordine del giorno sulla quale si è confrontata, questa mattina, la commissione Ambiente del Consiglio Comunale.
Un confronto supportato anche dagli spunti offerti dal direttore generale di Smat, Marco Acri, che ha illustrato l’impegno di Smat, economico e progettuale, su infrastrutture e tecnologie che consentano riserve di acqua e miglioramenti delle reti.
Acri, ricordando come proprio in questi giorni, grazie al Festival dell’acqua, Torino sia al centro del dibattito di progetti di resilienza su questo tema, ha sottolineato la necessità di realizzare acquedotti ad uso plurimo, per acqua potabile, per uso agricolo e per la produzione di energia elettrica, attraverso sistemi interconnessi.
Così è stato per l’acquedotto della Val di Susa, che serve 30 comuni della valle ma, attraverso l’interconnessione di Rivoli, potrebbe portare acqua alla rete di Torino, in caso di necessità.
Così sarà per l’acquedotto della valle Orco che, partendo da Locana, attraverso un tragitto lungo 140 chilometri, raggiungerà Ivrea, Caluso e Lombardore per interconnettersi, a Volpiano, con la rete torinese. Quest’opera, finanziata con i fondi PNRR, dovrà concludersi entro il 2026, pena la perdita del finanziamento.
In più è prevista la realizzazione di nuovi invasi come quello di Combanera, nella Valle di Viù.
Acri ha evidenziato come, nonostante la siccità, l’area torinese non abbia vissuto criticità particolari rispetto all’approvvigionamento di acqua, per la profondità delle falde dalle quali si rifornisce l’acquedotto per oltre il 75% del fabbisogno (solo il 20% di acqua deriva dal Po) e per la realizzazione di un bacino di lagunaggio di La Loggia che, dal 2003, assicura due milioni di metri cubi di riserve idriche che salirà a sette, con la costruzione del secondo bacino, entro il 2024, che garantirà riserva d’acqua per due mesi.
Smat sta inoltre lavorando ai punti di presa per migliorare la quantità e la qualità dell’acqua e sta investendo sulla trasformazione digitale della gestione dei sistemi acquedottistici dell’ATO3 Torinese e sulla riduzione delle perdite idriche.
Federico D’Agostino