Quali conseguenze avrà per la Città la modifica dei patti parasociali all’interno di Iren, tra i Comuni di Torino, Genova e Reggio Emilia, approvata ieri dal Consiglio Comunale?
Secondo la sindaca Chiara Appendino “Con questa delibera la Città avrà maggior peso nella governance”. Non sono dello stesso avviso le opposizioni.
In Sala Rossa un lungo e acceso dibattito ha preceduto la votazione della delibera.
Il provvedimento è stato illustrato in Aula dalla sindaca Chiara Appendino che ha spiegato come questo sia nato da tre esigenze: rivedere i patti in conseguenza del conseguimento del voto maggiorato, la scissione di FSU (in conseguenza della Legge Madia secondo la quale la Città non avrebbe potuto avere due società finanziarie), l’ingresso nella compagine di Iren dei soci ex ACAM.
“Tutti i soggetti coinvolti, ha spiegato la Sindaca, hanno deliberato la modifica che consente di portare la soglia detenuta dal pubblico dal 40 al 35%, pur mantenendo il controllo pubblico, proprio grazie al meccanismo del voto maggiorato. Ciò, ha precisato, non significa che tutti i Comuni intendano vendere il 5% delle azioni né che la Città abbia intenzione di vendere quel 5% di azioni che si andrà a liberare. La Città, ha evidenziato, sta approvando dei patti che in realtà migliorano dal punto di vista della governance il controllo che eserciterà la Città nell’ambito dell’azienda. Il controllo sarà esercitato su tre elementi: l’azienda deve rispettare i tre territori in modo equilibrato, l’azienda è importante per il territorio e viceversa, il tema della governance che si va a costruire con questi patti. Gli amministratori passano da 13 a 15, la Città acquisisce 1 membro nel Consiglio di Amministrazione che avrà così maggior peso rispetto alle scelte più strategiche perché avrà un numero tale da poter avere un potere di veto che oggi non ha. Il patto, ha aggiunto Appendino, prevede che il presidente, il vice presidente e l’amministratore delegato siano individuati in seno al Comitato di Sindacato, costituito dai sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia. Si è stabilito un meccanismo di superamento degli eventuali stalli decisionali, secondo il quale chi ha il maggior numero di azioni al 31 dicembre dell’anno precedente la nomina, può stabilire unilateralmente, ma nell’ambito di una rosa condivisa, un candidato da designare per una delle tre cariche. E’ previsto un meccanismo di contrappeso che consente agli altri due sindaci di decidere in modo autonomo le altre due cariche.
“Questa delibera, ha concluso la Sindaca, e questi patti non nascono per indebolire Torino, la Città non ha nessuna intenzione di perdere peso in Iren, il piano industriale illustrato dimostra, anche in ottica futura, che continua ad esserci quell’equilibrio fra territori necessario per mantenere saldo il futuro dell’azienda. Questo provvedimento, ha ribadito, non implica la vendita delle azioni ed è intenzione dell’Amministrazione evitarne in tutti i modi la vendita. Stiamo valutando, tramite perizia, i valori delle altre partecipate ma soprattutto è importante che gli enti che non possono più subire tagli attivino una leva di ridisegno dei rapporti tra Comuni e Stato”.
Dopo l’illustrazione della delibera da parte della Sindaca, si è aperto il dibattito.
Stefano Lo Russo (Pd): Con questa delibera lei sindaca oggi parla di un rafforzamento della Città di Torino nella governance di Iren. Ma è una colossale menzogna, perché di fatto questo atto consegna all’azionista di riferimento – la Città di Genova – il governo dell’azienda; e sono pronto a scommettere che l’Amministrazione comunale torinese venderà le quote di Iren indicate nell’atto.
In caso di disaccordo dei tre sindaci deciderà l’azionista che ha più azioni; mi chiedo perché si consente a Genova tutto questo. E soprattutto chiedo alla sindaca come è stato possibile agire con tutta l’ingenuità dimostrata nel condurre la trattativa sui nuovi patti parasociali della società, facendosi fregare in questo modo.
Per il radicamento del territorio torinese e la relativa quota di fatturato prodotto il piano industriale non è in sintonia con gli altri soci.
E aggiungo infine che non c’è alcuna esigenza di votare oggi i nuovi patti parasociali come dichiarato dalla sindaca; a giugno 2019 sarà possibile nominare i nuovi vertici in scadenza nel 2021 con gli attuali patti parasociali.
Osvaldo Napoli (Forza Italia): Oggi votiamo una delibera che riguarda un’azienda nota e di grande tradizione per la nostra città. Almeno fino a ieri. Perché da oggi nella compagine di Iren la Città di Torino è diventata l’azionista di minoranza, perdendo autonomia gestionale e, soprattutto, la visione del proprio futuro.
Eppure ricordo che il 60 per cento del fatturato è originato dal territorio torinese. Di fatto, pare un operazione simile al passo di un gambero.
Ma è la collezione di insuccessi in questi anni di amministrazione, di un sindaco sempre più solo, a rendere grave la situazione; così non va. E il fatto che i consiglieri grillini si dimostrino spesso in conflitto con Appendino non fa altro che peggiorare la situazione.
Francesco Tresso (Lista civica Per Torino): La delibera al voto oggi segna la sconfitta di una gestione virtuosa degli asset di un territorio, una gestione nata nell’ottica di una strategia che vedeva amministrazioni pubbliche unite nella sfida al mercato. Come facciamo ad avere garanzie che questo patto funzioni ancora e vengano mantenute le simmetrie? Oggi sappiamo che la politica improvvida di questa amministrazione, di questa sindaca, accetta di siglare patti che favoriscono chi detiene la maggioranza delle azioni, lasciando aperta la possibilità di cedere ulteriori quote per pareggiare un bilancio emergenziale. Torino diventa il vertice debole di un triangolo industriale dove Milano ha saputo valorizzare gli investimenti pubblici per ripartire e Genova diventa il fulcro della maggiore multiutility dell’area. Sembra piaccia la visione di una Torino isolata, reclusa nel nord ovest del Paese, fuori dalla logistica continentale e oggi anche dagli equilibri di potere che regolano Iren. Il risultato finale è che usciamo dalla stanza dei bottoni di una fra le maggiori realtà del territorio, volano dell’economia locale. Una politica autolesionista che sembra fare presa sui consiglieri della maggioranza che siede in Sala Rossa. Se siete onesti come dichiarate, chiedetevi non tanto che città avete trovato, ma come intendete lasciarla a chi arriverà dopo di voi.
Federico Mensio (M5S): Provo a riportare la discussione ad un livello di normalità, perché con qualche isterismo, si è cercato di indurre i cittadini a credere che la delibera di oggi decida le vendite di quote Iren. Non è così. Non con il voto di oggi. E semmai si dovesse decidere la vendita di quote, si dovrà procedere ad una nuova delibera. Ma la Giunta e tutto il Consiglio stanno già valutando alternative. Oggi vengono modificati i patti parasociali, l’accordo tra i soci pubblici per quelle parti di statuto che ne sono condizionate. Senza stravolgimenti, come qualcuno vorrebbe far credere per indurre a pensare che questa maggioranza non sia in grado di capire quale strada percorrere. Una strada per altro già percorsa da altri ottanta comuni che quei patti hanno già siglato. Quindi nessun scenario apocalittico e scelte che rimarranno condivise: i soci pubblici continueranno ad avere il controllo del gruppo e non vedo perché Genova dovrebbe esercitare un surplus di potere. Se le scelte non fossero condivise a subire danni sarebbe tutto la società non un singolo territorio.
Silvio Magliano (Moderati): Se era tutto così semplice, perché ci abbiamo messo così tanto ad affrontare questa delibera? Il sindaco di Genova Bucci ha da tempo dichiarato che voleva la governance dell’azienda. Avete chiesto ai vertici torinesi che hanno reso grande questa azienda se sono contenti di quanto si sta facendo? Si sta vendendo a pezzi Iren, affidandosi completamente al mercato! Non è una bella pagina per la Città…. Ci saranno ricadute anche sulle sponsorizzazioni degli eventi culturali torinesi.
Enzo Lavolta (PD): Secondo la sindaca questa delibera rafforza la nostra governance e non fa cambiare nulla: vedremo… Il nuovo Statuto che si vota oggi, intanto, prevede di far scendere la quota degli Enti locali dal 40% al 35%, diminuendo il peso del pubblico! Non capisco la strategia: i 5 stelle non erano – come per l’acqua – per il controllo pubblico? Iren è la più importante società del nostro territorio, con un’alta redditività, e ora, con questa delibera, non avremo più la golden share. Siete ancora in tempo: sospendete la delibera.
Alberto Morano (Lista civica Morano): Arroganza, superficialità e ignoranza (intesa come non conoscenza) caratterizza, sindaca Appendino, la sua Giunta.
Non c’è una visione ma solo un correre dietro alle emergenze. I nuovi patti parasociali non tutelano Torino oltre al debito che il Comune ha con Iren e che non gli permetterà di ottenere i dividendi futuri della società.
Claudio Lubatti (PD) La sindaca Appendino ci ha detto che Torino, con questa delibera, ne uscirà rafforzata mentre l’azionista di riferimento di Iren sarà il Comune di Genova. Con l’approvazione di questa delibera si esce dalla governance e si raccoglierà solo qualche briciola.
Viviana Ferrero (M5S) Voterò per fare chiarezza, se il governo ha provocato il dissesto, intervenga. Mi aspetto che il M5S e la Lega, che delle questioni locali ha fatto bandiera, una maggiore attenzione nei confronti dei grandi Comuni in difficoltà. La politica deve essere prossimità, ed ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Noi non possiamo “morire di bilancio”, imprecando contro governo e amministrazioni precedenti, questo è il tempo delle scelte condivise. La ricostruzione della città comporta tempi lunghi.
Damiano Carretto (M5S) Strano che con le azioni di governance e la competenza delle amministrazioni precedenti, la Città sia così indebitata. Se le aziende partecipate fossero state gestite per il bene della Città, questa non si troverebbe oggi in ginocchio. Noi avevamo predisposto un piano di rientro, poi il governo è entrato a gamba tesa. Questa delibera serve a trovare un “tesoretto” che non necessariamente sarà speso. Una Città non può non essere in grado programmare la propria situazione finanziaria, non per propria colpa. Un governo che si dimentica degli enti locali è inconcepibile.
Mimmo Carretta (PD) Dalle parole del consigliere Carretto capisco come sia chiarissimo il disegno: c’è un Governo amico che ci ha messo in difficoltà e in base a questo siamo costretti a svendere, in contrasto con quello che ha affermato la sindaca. Abbiamo rifilato una “sola” a Bucci e Genova non se n’è accorta, abbiamo fatto una grandissima operazione di svendita e da questa avremo ricadute positive sul territorio, sui lavoratori, sulle sponsorizzazioni e siete convinti di ciò, ed è sconvolgente come si sia ricreata serenità tra voi e la sindaca. Quest’armonia non c’è con la città. Sono davvero preoccupato oggi. Basta collegarsi in streaming con la Sala Rossa per capire che quello che sta succedendo è un disastro. Il dramma di questa giornata è quello che ci aspetta domani, con voi.
Monica Canalis (Pd) E’ un episodio negativo per la Città, l’ulteriore episodio. Torino si sta isolando; Iren è società di grande rilevanza e noi oggi mettiamo a repentaglio l’equilibrio territoriale del gruppo, sbilanciando la governance in favore di Genova. E non è vero che non cambierà niente; il controllo passerà davvero a Genova.
Manca un ragionamento rivolto al futuro dei nostri figli, di strategia futura. In realtà, si cerca di trovare un tesoretto di rammendo al bilancio. Perché di questo si tratta, di una mera operazione di bilancio.
Mi chiedo perchè questo Consiglio accetta un operazione così, rendendosi responsabile del provvedimento. Non può essere sufficiente la mozione di accompagnamento, è un atto debole che non incide sui contenuti della delibera.
Antonio Fornari (M5S) Non comprendo fino in fondo le motivazioni al mancato voto su questa delibera che va a ribadire un concetto semplice che ha portato negli anni Iren alla trasformazione nella società attuale. Una gestione collaborativa dei comuni per produrre utili e un ritorno sul territorio. Come afferma anche il sindaco PD di Reggio Emilia, questa delibera ribadisce il controllo pubblico dell’azienda, evitando di renderla disponibile all’arrivo dei privati. Ma qualcuno in quest’aula spinge verso il caos per andare verso la vendita ai privati. Il PD torinese vuole il caos, funzionale per andare contro la sindaca e il movimento 5 Stelle. Ma è bene ricordare che la gestione attuale di Iren ha portato ad una gestione virtuosa con investimenti sul territorio che ha generato un record di utili, ribadendo così la bontà di una gestione collegiale e condivisa.
Fabio Versaci (M5S) Lavoriamo sempre per fare gli interessi della Città e non del Movimento o del Governo. Sono state dette tante bugie e si tenta sempre di buttarla in caciara. Sono curioso di vedere le proposte dell’opposizione per salvare i conti della Città, dopo l’eredità che ci è stata lasciata, inclusi i debiti verso Iren.
Roberto Rosso (Fd’I) La nostra quota in Iren vale 300 milioni, con i quali si potrebbero fare molte cose. Invece qui si polemizza sul come blindare la quota azionaria torinese. Iren è oggi una società quotata in borsa e, da liberale, vorrei che fosse interamente privatizzata, così come altre partecipate. Il denaro liquido rientri nelle disponibilità della Città e siano utilizzati. Il Comune ha un peso nella governance della società Iren minore rispetto al passato, perché conservare la propria quota?
Marina Pollicino (M5S) Non entro nel merito perché è stato già fatto nel dibattito. Esprimo quanto sento come la rabbia che provo per quanti governavano nella Consiliatura precedenza e l’ho constatato quando sono entrata in Consiglio comunale e ho trovato il bilancio in rosso e una situazione finanziaria da predissesto. Non pensavo di vendere Iren, mi rendo conto però che il debito diminuisca e per questo dobbiamo fare tutto ciò che è possibile. Auspico che si trovi un percorso che eviti la vendita di Iren
Infine la replica della Sindaca Appendino.
Genova ha fatto una scelta. Io non avrei fatto debiti per acquistare azioni ma, anche se avesse voluto, Torino non può fare debiti, perché abbiamo un debito talmente alto che non possiamo neanche farne per riparare le buche. Stiamo governado in queste condizioni. Ho detto chiaramente che faremo il possibile per non vendere le azioni, ma il dibattito se vendere o non vendere le azioni non è correlato a questa delibera. Se mi si chiede oggi se si venderà o meno, posso solo garantire che si farà il possibile per evitarlo.
Con la delibera è stata approvata una mozione di accompagnamento (presentatori Federico Mensio e Fabio Gosetto, M5S), con la quale si impegna la Sindaca e la Giunta a richiedere agli altri soggetti del Comitato di Sindacato dei soci pubblici azionisti di Iren S.p.A. e firmatari del patto parasociale Iren, una formale dichiarazione, come integrazione dei patti stessi, relativamente “alla condivisione e formalizzazione del principio ispiratore della equilibrata ripartizione degli investimenti e delle risorse sui territori.
Ora in corso la discussione sugli emendamenti di carattere ostruzionistico. Seguiranno le votazioni sulla delibera e sulla mozione di accompagnamento.
Federico D’Agostino