Riaprire i centri diurni per disabili dopo la chiusura imposta dalla pandemia, rappresenta un’urgenza da gestire con gradualità e cautela. Sembra un ossimoro, ma è la situazione che è stata illustrata nel corso di una riunione congiunta delle commissioni Servizi sociali e Bilancio, che è stata presieduta da Fabio Versaci, convocata per approfondire un’interpellanza sul tema presentata nei giorni scorsi dalla consigliera Elide Tisi. Al’incontro hanno preso parte vari esponenti del mondo associativo e cooperativo impegnati nel settore. Gli utenti iscritti ai centri diurni sono un buon migliaio, ed altrettante le famiglie che hanno vissuto le loro difficoltà in una fase che aveva visto, forzatamente, la riduzione delle attività loro offerte. Riduzione e non interruzione, hanno precisato gli uffici dei Servizi sociali, perché quasi un terzo degli utenti hanno potuto usufruire di attività in presenza e per tutti si è riusciti a mantenere un legame tramite attività a distanza, Ma ora, per utilizzare un termine persino abusato, occorre ripartire. La Regione Piemonte, il 19 giugno scorso, ha varato il piano territoriale per la riapertura dei centri diurni e nei giorni successivi, ha spiegato la vicesindaca Sonia Schellino, il Comune ha scritto ad enti gestori e cooperative dando indicazioni sulle modalità di presentazione dei progetti per riaprire i centri da loro gestiti. Una commissione interistituzionale (città di Torino, ASL Torino e Commissione di Vigilanza Servizi Disabilità) ha iniziato a vagliare i progetti pervenuti (già ora circa la metà della novantina previsti in totale), con un serrato programma di riunioni per svolgerne rapidamente la disamina e richiedendo, ove necessario, alcuni aggiustamenti.
Il ruolo dell’ASL sarà importante anche perché, è stato sottolineato nel corso dell’incontro – svoltosi come ormai d’abitudine in videoconferenza – la riapertura dei centri diurni comporta l’effettuazione a tutti i loro utenti del tampone per verificare la negatività all’infezione da Covid-19. Anche se è prevedibile che una parte delle famiglie attenda sviluppi futuri prima di far ritornare i loro congiunti nei centri diurni, si prevede che dovranno essere effettuati, in un arco temporale molto limitato, da 500 a 700 tamponi. In ogni caso, è evidente che le attività, alla luce della nuova situazione e dei suoi incerti sviluppi futuri, andranno profondamente riviste e rimodulate rispetto a quelle ante-Covid.
La riunione di commissione si è anche soffermata su altre questioni. Per i servizi di domiciliarità rivolti ad anziani, disabili e minori è in corso l’ennesima proroga, che ne garantisce comunque l’erogazione sino a tutto il 2020. La Regione Piemonte si è ora impegnata, ha spiegato Schellino, ad avviare un tavolo di lavoro per superare il meccanismo delle proroghe e individuare una soluzione per rivedere tutto il sistema dell’assistenza domiciliare nell’ambito piemontese, partendo da quello che è stato chiamato “il modello Torino”.
Infine, la riunione di commissione ha toccato il problema della scarsità di personale nei servizi assistenziali e della proroga delle graduatorie in via di scadenza, sollevato da una proposta di mozione, prima firmataria Elide Tisi, che verrà sottoposta al voto del Consiglio comunale in una delle prossime sedute. Una decina di nuove assunzioni e stabilizzazioni sono state effettuate, ha spiegato l’assessore Sergio Rolando, ma dal 30 giugno scorso non è possibile aggiungerne altre fino a quando non sarà stato approvato in aula in Consuntivo 2019.
Claudio Raffaelli