Il teatro coinvolge, appassiona ed educa culturalmente non solo chi lo frequenta come spettatore ma anche e, forse, soprattutto chi diventa protagonista della scena come attore.
Alla casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino da oltre 25 anni il “Teatrosocietà” opera con un progetto formativo i cui contenuti, nei giorni scorsi, sono stati illustrati dal direttore Claudio Montagna ai consiglieri della commissione Legalità, presieduta da Carlotta Tevere
Finanziato un tempo dalla Città, oggi può contare sul contributo della Compagnia di San Paolo. Lo scopo, ha spiegato Montagna, non è quello di intrattenere i detenuti, né quello di alleviarne le pene. Lo scopo è quello creare un rapporto con la città utilizzando, come strumento comunicativo, una forma poetica alta.
Il finanziamento copre 312 ore di formazione, per 30 detenuti e detenute, divisi in tre gruppi.
Le lezioni vertono su storia del teatro, video, fonica, scenotecnica e naturalmente, drammaturgia. Alle donne, alcune delle quali già frequentano corsi di sartoria, sono dedicate corsi dedicati alla realizzazione di costumi da teatro, cosmetica e trucco teatrale. Una specifica formazione infine riguarda anche il personale del carcere: è prevista per gli operatori artistici che lavorano in carcere, formazione e informazione per operatori sociali e per agenti.
La Garante per i diritti dei detenuti, Maria Cristina Gallo, presente ai lavori della Commissione, ha sottolineato come i detenuti che frequentano i laboratori di teatro si mostrino, durante i colloqui, più aperti.
Un’esperienza, per più di una persona, conosciuta proprio durante il periodo di detenzione. Per molti il rammarico di non averla potuta vivere prima. “Se io sapevo che c’era il teatro forse non finivo qui” è una frase che ricorre spesso tra chi nel carcere si avvicina al teatro che rappresenta una prospettiva per tornare protagonisti, non solo sul palco teatrale ma di fronte alla platea della società, un domani, scontata la pena.
Federico D’Agostino