Lo sport unisce e cancella le differenze e, spesso, educa al rispetto delle regole. Probabilmente lo pensano anche a casa Rondine, dal 2006 progetto di accoglienza della Cooperativa Sociale Gruppo Arco, per ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 18 anni, stranieri non accompagnati e richiedenti protezione internazionale, in carico all’Ufficio minori stranieri del Comune di Torino. Giovani accompagnati e sostenuti nella regolarizzazione dei documenti per la permanenza sul territorio italiano, nel rispetto del proprio progetto migratorio condiviso con gli educatori della struttura, i referenti educativi dell’Ufficio minori stranieri e i tutori volontari. Sono loro, i ragazzi alla ricerca di un futuro lontano da guerre, sofferenza e fame, i protagonisti, da undici anni, del torneo di calcio Rondine cup. Ragazzi del centro insieme a quelli provenienti dagli altri centri di accoglienza sparpagliati sul territorio del capoluogo piemontese. E anche quest’anno, il torneo si è svolto in un’unica giornata, in concomitanza con le celebrazioni per la Giornata mondiale del Rifugiato. Alle premiazioni, in rappresentanza della Città, era presente il consigliere comunale Marco Chessa che, nel salutare educatori e ragazzi ha ricordato come: “Proteggere, promuovere, integrare, accogliere, sono quattro verbi che nella nostra Città devono continuare ad essere imperativi”. “Quella di oggi – ha proseguito Chessa – è stata una giornata di sport e integrazione che cercheremo di supportare ulteriormente in futuro: credo che possa essere la migliore risposta al clima d’odio e di intolleranza che sta cominciando a regnare nel nostro Paese”.
Marcello Longhin