Il recupero delle fibre tessili – e quando possibile, il riuso dei capi d’abbigliamento – sta diventando di capitale importanza. Il fast fashion produce e mette in vendita volumi enormi di maglie, giacche e pantaloni che spesso hanno un “ciclo vitale” brevissimo.
Si tratta frequentemente di fibre sintetiche, poliestere in primo luogo, il cui impatto ambientale può essere rilevante se vengono disperse nell’ambiente o smaltite in discariche o termovalorizzatori: ma le alternative, ci sono. Un esempio è stato illustrato ieri nel corso di una riunione della VI commissione Ambiente, presieduta da Claudio Cerrato.
I responsabili della cooperativa sociale Lavoro e Solidarietà, attiva da più di un ventennio con 31 soci lavoratori , hanno riassunto le attività da essa svolta nel recupero di abiti, tessuti, accessori di abbigliamento, a Torino e in varie altre zone del Piemonte. Recupero che avviene tramite cassonetti posizionati sul territorio, nei quali la cittadinanza può conferire vestiti, maglieria e altro tessile.
Nella sede operativa della cooperativa, a Verolengo, viene effettuata un’attenta cernita a mano di quanto raccolto, dopo una disinfezione generale. I capi di alta qualità e in buono stato di conservazione, una frazione di prima scelta non superiore al 3-5%, sono oggetto di particolare attenzione – stiratura compresa – prima di essere avviati ai negozi di vintage per essere rivenduti. Una seconda scelta, comunque riutilizzabile viene anch’essa messa in vendita, soprattutto all’estero (Europa orientale e Tunisia). La terza parte, quella più deteriorata e non riutilizzabile, viene riciclata, per ottenere nuovi tessuti o per la produzione di pezzami, ad esempio utilizzati per coibentazioni.
Prossimamente, è stato spiegato nel corso dell’incontro, nuove normative europee – riguardanti materiali, tinture e trattamenti di sanificazione – faciliteranno ulteriormente il triage dei prodotti tessili da recuperare. Intanto, per ora in Piemonte vengono mediamente raccolte 6300 tonnellate annue di abiti e prodotti tessili, circa un terzo dei quali a Torino. In Italia, la raccolta è pari a circa 2,5 kg pro capite in un anno (150.000 tonnellate) a fronte di un obiettivo europeo pari a 11 kg per abitante. Un dato che è indicativo dell’abnorme quantità di tessile oggi in circolazione (e in sempre più rapida dismissione). La raccolta, il riuso e il riciclo posso limitarne almeno in parte l’impatto sull’ambiente, oltre a creare posti di lavoro nella filiera che parte dalla raccolta.
(Claudio Raffaelli)