Torino è il secondo approdo. Dopo lo sbarco avvenuto sulle coste del sud Italia, alcuni giovani non ancora maggiorenni raggiungono il capoluogo piemontese in cerca, di fatto, della prima accoglienza.
La commissione Sanità e Servizi sociali del Comune è stata ospite dell’unica struttura in città organizzata per accogliere ragazzi fra i sedici e i diciotto anni non accompagnati, in fuga per varie ragioni dai loro Paesi d’origine.
In una palazzina a due piani di via Foligno, la cooperativa Valdocco ospita nella residenza alla quale è stato dato il nome della stella Alnair fino a un massimo di 13 giovani.
Un colloquio e uno screening sanitario sono i primi momenti di un’accoglienza che può variare da alcuni giorni a due o tre mesi, prima che sia individuata una sede per la seconda accoglienza.
I ragazzi sono seguiti da mediatori culturali, facilitatori linguistici, operatori sociosanitari. All’interno della “comunità” sono presenti costantemente due persone. Nel corso della giornata il personale è più numeroso. Nei confronti degli ospiti, viene effettuato un monitoraggio sull’attività condotta al di fuori della struttura, dove sono ospitati su indicazione dell’Ufficio minori del Comune e delle forze dell’ordine.
Egitto, Pakistan Mali, Gambia sono solo alcuni dei Paesi dai quali provengono i ragazzi dopo viaggi di paura e di terrore attraverso il Mediterraneo. Quello stesso terrore che, racconta Alisha, considerata dai ragazzi “la mamma”, viene fuori con urla nella notte, nel buio che rimanda all’oscurità delle notti su imbarcazioni in balia delle onde.
Dal 1 maggio (data di apertura della residenza) sono stati accolti 35 ragazzi.
Federico D’Agostino