Ricordato Bruno Caccia, il Procuratore inavvicinabile per la criminalità organizzata

 

Era il 26 giugno 1983 quando alle 23.30 il procuratore della Repubblica Bruno Caccia venne ucciso in un agguato sotto la sua abitazione. Un omicidio intorno al quale non è stato ancora fatto completamente chiarezza ma che affonda le radici nell’’ndragheta per le indagini incisive che il procuratore aveva svolto verso i traffici dell’organizzazione criminale.

Oggi, a 40 anni di distanza, il Procuratore è stato ricordato con una cerimonia davanti alla targa che lo ricorda, in via Sommacampagna dove venne ucciso.

C’erano le istituzioni cittadine e personalità come don Ciotti e Gian Carlo Caselli da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata.

Per Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio Comunale, oggi è una giornata di memoria e di consapevolezza, una giornata nella quale gli stessi rappresentanti dell’Amministrazione comunale si sono recati in alcuni centri estivi dove, sotto forma di gioco, sono state organizzate iniziative per far conoscere Bruno Caccia. Caccia, ha evidenziato Grippo, rivolgeva il suo sguardo benevolo proprio sui più giovani, convinto che gli strumenti acquisiti da piccoli, come l’assunzione di responsabilità, il rispetto delle regole, difficilmente si potessero perdere da adulti.

Gian Carlo Caselli, ricordando il lavoro di Caccia finalizzato all’affermazione delle regole, ha evidenziato come la legalità non sia un fastidio ma rappresenti un vantaggio, una convenienza attraverso la quale si migliora la qualità della nostra vita. L’illegalità economica ha ricordato ad esempio, toglie allo stato 120 miliardi attraverso l’evasione fiscale, 60 miliardi sottratti dalla corruzione, 150 miliardi dalle mafie, risorse tolte alla comunità e ai servizi.

Il figlio di Bruno Caccia, Guido, presente con le sorelle Paola e Cristina, ha parlato del ruolo delle istituzioni e della targa nel ricordare un cittadino che ha dato la vita per difendere le regole sulle quali si fonda la convivenza civile ma per la famiglia il ricordo rappresenta sempre una straziante perdita personale

Anche  Don Ciotti ha parlato di memoria lanciando uno sguardo sull’Italia, un Italia, ha sottolineato, quasi rassegnata, perché le mafie anche senza spargimenti di sangue, sono sempre più presenti, un Paese “che delega ad altri”, mentre occorre essere cittadini sempre senti.

Daniele Valle ha portato il saluto del Consiglio Regionale del Piemonte mentre la Vicesindaca Michela Favaro, che ha rappresentato la città ha rivolto un appello a tutte le istituzioni, perché la Città sia un terreno difficile e inavvicinabile, per la criminalità organizzata, così come inavvicinabile è stato bruno caccia e proprio per questo ha pagato con la vita.