Fra le molte, poco piacevoli, ripercussioni delle limitazioni causate dalla pandemia, la nostra città ha dovuto mettere in conto anche l’impossibilità di celebrare, per due anni, il ricordo della #Liberazione e tutti quegli eventi ad essa, in qualche modo, correlati. C’era quindi soddisfazione, questa mattina in corso Ferrucci, fra i partecipanti alla cerimonia che ricorda il sacrificio degli operai torinesi durante la #Resistenza, a sostegno della lotta contro il nazifascismo.
Ne ha fatto cenno la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo nella parte introduttiva del suo saluto: “un periodo, quello della pandemia, durante il quale la Città non ha potuto commemorare adeguatamente le donne e gli uomini che hanno dato la vita per la nostra comunità”. Citando Raffaele “Ferruccio” Maruffi, Grippo ha poi sottolineato come non basti ricordare, ma sia necessario trovare consapevolezza nel vivere i luoghi della memoria per tramandare la lezione che la storia ci insegna. Non soltanto: “il contributo offerto dagli operai torinesi e gli scioperi conclusi in un destino di deportazione e morte”, anche e soprattutto l’ammonimento ad essere pronti per evitare che possa capitare di nuovo. Un concetto ripreso anche da Daniele Valle, intervenuto in rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte, convinto che servano determinazione e impegno delle istituzioni in un lavoro culturale ed educativo affinché “non deve più accadere” non rimanga solo un’invocazione retorica. Il presidente dell’ANPI Provinciale di Torino, Nino Boeti, nel suo intervento è tornato invece a soffermarsi sul ruolo che gli #operai assunsero durante gli anni della Resistenza: “la classe operaia fu la componente sociale che con più continuità, determinazione e coerenza contrastò, nell’Italia prima fascista e poi occupata dai nazisti, l’idea della guerra totale, mettendo in discussione il proprio ruolo di soggetto passivo atto soltanto alla produzione di armi”. C’è ancora il tempo per l’orazione ufficiale di Lucio Monaco, della sezione torinese dell’ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti, che ricorda come delle lapidi posate nell’immediato dopoguerra nei vari stabilimenti #Fiat, questa sia una delle più articolate, perché ricorda tutti i 54 caduti anche con le rispettive fotografie. Una lapide fra le ultime rimaste nel luogo originario, questa di corso Ferrucci dove “le maestranze avevano partecipato in varie forme alla Resistenza, soprattutto negli ultimi giorni del febbraio del ‘44, con uno sciopero che ebbe come conseguenze licenziamenti, deportazioni, lavoro coatto. In un clima torbido di minacce, intimidazioni e rappresaglie”. Storie di coraggio e di valori etici, di una memoria magari un po’ sfuocata ma unico rimedio contro il rischio che la #Storia si possa ripetere.
Marcello Longhin