A 150 anni dalla nascita, a Palazzo Lascaris, in un convegno promosso da Consiglio regionale del Piemonte e Centro Pannunzio, è stata ricordata la figura di Alfredo Frassati, giornalista ed editore, fondatore del quotidiano La Stampa, nato a Pollone (Biella) il 28 settembre 1868.
In rappresentanza della Città di Torino è intervenuta la consigliera Viviana Ferrero.
Colto e combattivo, maestro di giornalismo – così lo ha definito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato ai promotori dall’iniziativa – fu un uomo impegnato e fu il primo giornalista eletto senatore.
Come ha ricordato il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti, realizzò anche la cassa della previdenza dei giornalisti.
Antifascista, giolittiano, fu convintamente liberale e democratico, come ha sottolineato il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.
Timido, riservato – lo ha descritto il giornalista Jas Gawronski, nipote di Alfredo Frassati – diceva solo l’essenziale, anche negli interventi in Senato e rifiutava la retorica. Ambizioso, non si vantava mai dei suoi successi giornalistici. Era taciturno, anche in famiglia, quando si trattava di parlare di suo figlio, Pier Giorgio Frassati, morto prematuramente, proclamato beato da papa Giovanni Paolo II.
Andava subito al nocciolo delle cose, senza aggettivazioni superflue – ha spiegato Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa. Faceva gli interessi del pubblico – ha affermato Sorgi – con un giornalismo di impegno civile, professionale e di grande rigore morale.
Aprì corrispondenze all’estero, diede spazio a grandi firme del giornalismo e portò la Stampa a vendere 300mila copie. Fu estromesso dal fascismo dalla proprietà del giornale nel 1925, dopo una dura campagna sull’omicidio di Giacomo Matteotti.
Era un liberale con radici profonde nel Risorgimento – ha concluso lo storico Pier Franco Quaglieni, direttore del Centro Pannunzio.
Massimiliano Quirico