Riccardo Valla forse non lo conoscevano proprio tutti, ma tra il numeroso popolo degli appassionati e appassionate di letteratura fantastica e fantascientifica, lui era leggenda, per parafrasare Richard Matheson. Ingegnere che aveva preferito rincorrere la propria vocazione intellettuale piuttosto che il proprio titolo professionale, è stato uno dei principali esperti ed appassionati di un genere letterario che, partito dalle edicole delle stazioni, giustamente occupa oggi uno dei posti d’onore nelle librerie. Esperto, al punto di essere chiamato a collaborare, come curatore ma anche come abile traduttore, con grandi case editrici come la UTET o la Garzanti, con una delle principali case editrici del settore come l’Editoriale Nord, o ancora con la Mondadori per la quale tradusse in italiano “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown, uno dei principali bestseller degli ultimi decenni.
Appassionato, al punto di offrire il proprio interesse ed il proprio talento ad una realtà oggi affermata a livello internazionale ma che muoveva all’epoca i propri primi, timidi passi: quel Museo del Fantastico e della Fantascienza, il MUFANT, del quale divenne il presidente del Comitato Scientifico.
Un museo periferico – ma soltanto per collocazione – affacciato su un piazzale che finora era stato in semplice interno di via Reiss Romoli 49 bis. Uno spazio in tutti i sensi aperto, nel quale si sono ritrovati oggi, insieme ai responsabili del MUFANT Silvia Casolari e Davide Monopoli e ai familiari di Riccardo Valla, tanti amici ed amiche del Museo e appassionati del genere fantastico, con rappresentanti delle istituzioni come la vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero, il presidente della Circoscrizione 5 Marco Novello, l’assessore all’urbanistica Antonino Iaria e il presidente della commissione Cultura, Massimo Giovara.
Da oggi, quella piazza sulla quale si affacciano, tra le altre, le sagome metalliche di Sailor Moon, Capitan Harlock e della Creatura del barone Frankenstein (ma anche la lapide di due partigiani caduti in combattimento) porta il nome di Riccardo Valla. Un intellettuale che non rinunciava al sogno, il quale dal 2013, parafrasando ciò che Lovecraft scriveva del mitico Cthuluh, è morto e dorme sognando.
Claudio Raffaelli