Chissà se anche Gioacchino Rossini, nei primi anni dell’Ottocento, componendo una delle arie più celebri del suo Barbiere di Siviglia, si sarà ispirato all’artiglieria e al suo impiego in guerre e battaglie. Certo quel suo “come un colpo di cannone” cantato a piena voce per descrivere la calunnia, lo fa pensare eccome. In ogni caso, dell’opera lirica del grande maestro pesarese, nel rinnovatissimo Museo nazionale di artiglieria inaugurato ieri pomeriggio all’interno delle storiche mura del Mastio della Cittadella, non c’è traccia. Ci sono invece importanti ricostruzioni storiche e una quantità notevole di reperti raccolti nella #mostra “Un salto nella storia dalla pietra al bronzo fino al cannone rigato” che permette alla città di riappropriarsi di uno dei musei più longevi e rappresentativi del patrimonio storico e culturale che può offrire #Torino. Il #museo venne infatti istituito il 18 aprile 1731 da Carlo Emanuele III di Savoia nei locali dell’Arsenale. In seguito all’occupazione francese del 1798, le collezioni vennero disperse. Venne ricostruito nel 1842 dal re Carlo Alberto e nel 1893 trovò la sua definitiva sistemazione nel mastio della Cittadella. Chiuso da alcuni anni, viene adesso riaperto al pubblico grazie alla volontà delle istituzioni e la collaborazione indispensabile dell’Esercito, che lo gestisce, con una mostra che, in realtà, espone solo una parte della ricca collezione composta da armi bianche e da fuoco d’epoca, collezioni di uniformi e bandiere, una biblioteca con oltre 10mila volumi, un archivio storico e uno fotografico. All’inaugurazione di ieri pomeriggio era presente la consigliera comunale Nadia Conticelli che ha portato il saluto della Città e ha partecipato al taglio del nastro.
Marcello Longhin