Si è svolta questa mattina nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico la conferenza stampa per la presentazione della relazione annuale della Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino. Oltre alla Garante Monica Cristina Gallo, alla conferenza stampa hanno partecipato il Sindaco Stefano Lo Russo, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, l’assessora alla Politiche per la sicurezza Giovanna Pentenero, La presidente della commissione Pari opportunità Elena Apollonio e il presidente della commissione Legalità Luca Pidello. Nel suo saluto introduttivo, il Sindaco ha rimarcato l’attenzione che l’Amministrazione pone verso la questione carceraria fin dall’inizio del mandato. Per Stefano Lo Russo, il fallimento del circuito virtuoso che dovrebbe evitare le recidive e consentire il reinserimento nella società, certificato dai dati negativi tutt’altro che incoraggianti su Torino rispetto al resto del Paese, diventa un problema per la popolazione carceraria e per tutto il personale dell’amministrazione penitenziaria, frustrato per un lavoro svolto all’interno del carcere che non produce il beneficio sperato. E per affrontare questa situazione, che la Città si affida alla figura del garante, affinché svolga la funzione di presidio, di monitoraggio di situazioni che non funzionano, con la possibilità di proporre soluzioni per migliorarle. Da Maria Grazia Grippo arriva l’appello alla collaborazione istituzionale da estendere per ragionare sulle questioni riguardanti l’accesso alla pene alternative, diventate centralissime dopo gli ultimi episodi accaduti. La garante Monica Cristina Gallo ha iniziato il suo intervento ricordando i quattro suicidi nel 2022 all’interno della Casa circondariale Lorusso e Cutugno: Muhammad Zubair il 24 luglio, Alessandro Gaffoglio il 15 agosto, Tecca Gambe il 28 ottobre e Antonio Rondella il 9 novembre che, insieme a 35 tentati suicidi, 143 gesti di autolesionismo e ben 3761 eventi critici, diventano dati allarmanti. Fra coloro che si sono suicidati nelle carceri italiane, molti erano giovani alla prima carcerazione. Per questo ci siamo impegnati per comprendere lo spaccato allarmante di come i giovani vivano la reclusione e interrogarci su come intervenire per tutelare i loro diritti. Più in generale, la garante ha ricordato che nel 2022 sono entrati nel carcere di Torino 2.741 nuovi detenuti e in media ogni mese entrano nella Casa Circondariale circa 195 persone, una cinquantina viene rilasciata. L’attuale capienza regolamentare è di 1042 mentre i #detenuti l’anno scorso hanno spesso superato la soglia dei 1350, provocando una inevitabile contrazione dello spazio a disposizione, la riduzione del tempo che gli operatori possono dedicare loro, la frammentazione delle proposte trattamentali e maggiori difficoltà nell’accesso alle cure mediche. I numeri degli #stranieri sono in diminuzione e potrebbero essere ancora più contenuti se si potenziassero maggiormente i programmi di inclusione. Gallo denuncia poi la necessità di dichiarare inutilizzabili e inagibili spazi e luoghi fatiscenti all’interno della struttura carceraria e chiude il suo intervento augurandosi un cambio di paradigma, una visione diversa, capace di sollecitare la messa in campo di nuove figure professionali, coerenti col mandato costituzionale ma anche con le vigenti norme e capaci di contemperare le esigenze di custodia e vigilanza con quelle fondamentali di rielaborazione dei vissuti e di una positiva programmazione del futuro per le persone recluse. In assenza, o in attesa, di questa trasformazione, impegnare comunque figure sociali, educatori di strada, mediatori di conflitti, per realizzare un rinnovamento organizzativo non più rinviabile, in grado di trasformare logiche obsolete e inefficaci, ancora oggi tipiche della organizzazione del #carcere.
Marcello Longhin