Quante batterie esaurite finiscono nella spazzatura ogni anno, a Torino? Zeppe di materiali fortemente inquinanti, le pile a fine vita devono essere smaltite correttamente, non gettate nell’indifferenziato. Attraverso più di 700 punti di raccolta capillarmente diffusi sul territorio, il cui elenco è disponibile sull’app Junker o sul sito internet AMIAT) vengono recuperati ogni anno tra i 40 e i 50.000 chilogrammi di pile, a cura di AMIAT. Raccolta e smaltimento di quest’ultime sono rigidamente normati da leggi dello Stato, che peraltro ne attribuisce la responsabilità a produttori e distributori. AMIAT svolge questo servizio, conferendo il materiale raccolto a centri di trattamento previsti dal Centro di coordinamento nazionale pile e accumulatori (CDCNPA), ricavandone 350 euro per tonnellata, con un introito che comunque non copre che la metà della la spesa della raccolta e trasporto. Resta il fatto che produttori e distributori di pile e batterie dovrebbero organizzare – e promuovere tra i cittadini – il ritiro di quelle esauste, come già avviene per il RAEE (elettrodomestici, televisori ecc.). Questo è il quadro emerso oggi, da parte di AMIAT, nel corso di una riunione delle commissioni Ambiente e Bilancio, presieduta da Federico Mensio e convocata per approfondire l’interpellanza sul tema che era stata presentata da Silvio Magliano. Nel corso della stessa riunione è stato approfondito il problema della gestione dei rifiuti nell’ambito del mercato di libero scambio, ora denominato “Il Barattolo”, tema sollevato da un’interpellanza della consigliera Monica Canalis. La raccolta e il regolare smaltimento dei rifiuti spettano – dalla primavera del 2018 – all’associazione ViviBalon, che ha in concessione la gestione del Barattolo e percepisce 3 euro al giorno da ciascuno degli espositori, somma destinata alle spese per la pulizia dell’area interessata dal mercato. Sono stati riscontrati, è stato sottolineato durante la riunione, vari casi di ammassamento di rifiuti, con ogni evidenza aventi origine dall’attività del mercato di libero scambio, a ridosso dei cassonetti limitrofi agli spazi occupati dal mercato stesso. Cassonetti che sarebbero invece riservati all’utilizzo da parte dei residenti, senza parlare del fatto che AMIAT – e tramite di esso, il Comune – si trova a dover sostenere spese aggiuntive per asportare e smaltire masse di rifiuti sui quali, come sottolineato, non avrebbe competenza. Un fenomeno che pare essersi intensificato, secondo i funzionari AMIAT, proprio nell’ultimo anno. Nei prossimi giorni, su questo argomento, è prevista una riunione con l’assessore Marco giusta, al quale fa riferimento il tema del mercato di libero scambio e con l’associazione ViviBalon, per chiarire i vari aspetti del problema.
Claudio Raffaelli