I 542 firmatari della petizione di iniziativa popolare al Consiglio comunale, presentata questa mattina a Palazzo Civico durante un Diritto di Tribuna, chiedono che venga resa pubblica la documentazione relativa ai contratti derivati finora stipulati dalla Città di Torino. Nell’intenzione dei firmatari, questo deve essere il primo passo di un percorso che permetta di ridiscutere il debito della Città, verificarne la composizione e la genesi e richiedere l’annullamento di eventuali parti illegittime.
I presentatori della petizione si chiedono, innanzitutto, come sia composto l’attuale debito della Città e cosa siano davvero i derivati. Provano a rispondere evidenziando come buona parte del bilancio del Comune di Torino sia attualmente composto da debiti e mutui con banche e istituti finanziari italiani e stranieri. E come parte di questo debito sia rinchiuso in quella che definiscono gabbia dei derivati. Contratti che, sempre secondo i firmatari, mancano di trasparenza. Stipulati per dare copertura dai rischi legati al rialzo dei tassi di interesse sui mutui, hanno invece costretto la Città a pagare interessi alti e fuori mercato oltre a prevedere penali da usura in caso di estinzione anticipata del debito. Per i firmatari serve, allora, un’azione culturale che si proponga di condividere strumenti di conoscenza per superare l’atteggiamento passivo di soggezione nei confronti del debito.
Un processo inevitabile se non si vuole consegnare alle future generazioni una Città impoverita del proprio patrimonio e della capacità di provvedere all’erogazione dei servizi essenziali.
Marcello Longhin