Perdite d’acqua: Smat investe su tecnologia per controllo della rete

Lo storico impianto di Sangano che immette acqua nell'acquedotto torinese

Entro quattro o cinque anni si ridurranno considerevolmente le perdite d’acqua sull’intera rete servita da Smat. La buona notizia, in piena crisi idrica, è stata annunciata dal presidente dell’azienda che gestisce il servizio idrico integrato del torinese, Paolo Romano e dal direttore generale, Marco Acri.

Sostituire l’intera rete idrica lunga complessivamente 15 mila chilometri sarebbe impossibile e comporterebbe un costo di 7 miliardi. La soluzione individuata da Smat, con un costo di “soli” 45 milioni ai quali concorre anche il PNRR, prevede invece l’installazione di 360 mila radio contatori che consentiranno un bilancio idrico giornaliero, con tre letture nell’arco di 24 ore. In una rete suddivisa in 100 distretti, sarà possibile rendersi immediatamente conto di consumi anomali dovute a perdite d’acqua ed intervenire tempestivamente.

Sarà un modo efficacie che consentirà, ad esempio, di individuare pressoché in tempo reale, consumi fuori norma per un condominio, evitando così bollette salate.

In realtà, dal 2018 al 2021, la percentuale di acqua andata perduta (in realtà l’acqua che penetra nel terreno ritorna in falda) è già diminuita di tre punti in percentuale con l’indice Carl (ottenuto calcolando le perdite in distribuzione diviso i volumi immessi in rete) passato dal 24,9% al 21,9%.

Sulle manutenzioni straordinarie, Smat ha investito oltre 6 milioni.

Cruciale per la conservazione delle condotte è la pressione. E’ necessario che resti costante e che si evitino picchi che sottopongano a stress gli impianti con conseguenti rotture.

Nonostante la crisi idrica (che riguarda prevalentemente l’agricoltura), la fornitura di acqua per i torinesi, non è a rischio. Pur trovandoci in una condizione simile a quella di fine agosto, ha spiegato Romano, rilevando come a fine estate si possa contare su imminenti volumi di pioggia, tuttavia Torino e buona parte dei Comuni serviti da Smat non sono a rischio. Torino, in particolare, può contare sul 75% di acqua proveniente da falde molto profonde, dal 20% di acque superficiali e dal 5% di acque sorgive. E si sta lavorando per integrare le fonti grazie a bacini di lagunaggio e con l’utilizzo di dighe preesistenti perché possa essere garantita la necessaria fornitura.

Infine, è stato ribadito che l’erogazione d’acqua attraverso i toret non rappresenta uno spreco. L’apertura delle fontanelle è infatti funzionale sia ad abbassare la pressione della rete, limitando così traumi alle condotte, sia per questioni igienico – sanitarie. Le fontane di piazza Castello e di piazza CLN, invece, utilizzano acqua in continuo ricircolo.

Federico D’Agostino