“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Con queste parole, il generale Pietro Badoglio, l’8 settembre 1943, annunciava di fatto la fine dell’alleanza con la Germania nazista.
Un annuncio che se da un lato alimentava una speranza per la fine delle ostilità con le forze alleate, dall’altro aveva l’effetto di dare avvio all’occupazione del nord Italia da parte della Germania, alla costituzione della Repubblica di Salò da parte dei fascisti, a rappresaglie cruente, a migliaia di deportazioni nei lager nazisti.
A distanza di 80 anni, Torino ha commemorato i caduti della Guerra di Liberazione come partigiani o come combattenti inquadrati nei reparti regolari delle forze armate, i deportati civili e militari e i 479 ebrei torinesi sterminati nei campi di concentramento.
Lo ha fatto con una cerimonia al cimitero Monumentale, alla presenza delle autorità cittadine. La Città era rappresentata dall’assessora Chiara Foglietta.
“Per noi ebrei, l’8 settembre 1943 è stato l’inizio del peggio, ha sottolineato il rabbino Moshe Alberto Someckh, in rappresentanza della comunità ebraica, prima della preghiera a ricordo delle vittime dell’Olocausto, quando, a partire da questa data, ha avuto inizio la Shoah. L’80° anniversario ci deve dare la forza di combattere tutte le brutalità, tutte persecuzioni perché la società civile possa evolvere senza di più”.
Federico D’Agostino