I torinesi ci passano davanti frettolosamente, in genere, ma basta soffermarsi qualche minuto – soprattutto in una bella giornata di sole – per vedere singoli turisti o intere comitive che lo ammirano, lo fotografano e ne fanno sfondo per i loro selfie. Fuso in bronzo, il monumento al Conte verde, opera dello scultore di origine bolognese Pelagio Palagi (1775-1860) torreggia sulla piazza Palazzo di Città dal 1853, muto testimone della vita pubblica torinese.
Dedicato alle imprese militari mediorientali di Amedeo VI di Savoia, nel la seconda metà del XIV secolo, il gruppo statuario presenta una cura dei dettagli più che notevole, soprattutto nelle raffinate cesellature delle armature dei personaggi, armature rese con tale realismo da non sfigurare rispetto alle loro omologhe conservate presso l’Armeria Reale.
Ieri pomeriggio, la II Commissione ha esaminato una proposta di mozione per la valorizzazione dello storico monumento – un tempo chiamato familiarmente da molti torinesi “ij doi ca s’le dan”, i due che se le danno – tramite un apposito impianto di illuminazione.
Varie le ipotesi aperte, partendo dal fatto che, attualmente, la piazza antistante la sede comunale è già studiatamente illuminata in modo tale, hanno spiegato gli uffici tecnici comunali, da far risaltare la silhouette del gruppo statuario.
La discussione in commissione si è soffermata anche su temi quali la valorizzazione complessiva dell’opera dello scultore e pittore Pelagio Palagi (autore tra l’altro della cancellata che delimita la Piazzetta Reale e dell’ampliamento del castello di Racconigi) e l’attenta valutazione dei consumi energetici, oltre che sull’opportunità di riscoprire la vocazione pionieristica che ebbe Torino nel campo dell’illuminazione pubblica: lo stesso monumento al Conte Verde fu il primo in Italia a essere illuminato sperimentalmente, nel XIX secolo.
Sarà poi il Consiglio comunale, in una delle prossime sedute, ad assumere la decisione definitiva.
(Claudio Raffaelli)