Domani, 3 ottobre, si celebra la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, nell’anniversario della strage di migranti avvenuta 20 anni fa nel corso di un naufragio al largo delle coste di Lampedusa, con un tragico bilancio di 368 morti accertati e 20 dispersi. In vista della ricorrenza, questa mattina la Commissione consiliare contro l’intolleranza e il razzismo, presieduta da Abdullahi Ahmed Abdullahi, ha raccolto le testimonianze di due persone che, a titolo diverso, molto hanno da dire in termini di migranti, accoglienza e immigrazione.
Si tratta di Ignazio Schintu, vicesegretario generale della Croce Rossa Italiana (attualmente impegnato nella gestione della prima accoglienza dei migranti a Lampedusa) e di Mina Sharifi, una ventiduenne fuggita dall’Afghanistan dopo il ritorno al potere dei Talebani, nell’agosto del 2021, oggi studentessa universitaria di Informatica nella nostra città.
Sharifi, che ha partecipato alla riunione insieme a rappresentanti la Fondazione Emanuel e all’associazione A.M.M.I. (mediatori culturali), ha presentato la petizione “Diritto all’istruzione in Afghanistan” (consultabile su change.org), indirizzata all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa su iniziativa della fondazione Emanuel e delle sorelle Mina e Marofa Sharifi.
La giovane afghana ha sostenuto che la privazione del diritto allo studio e alla conoscenza imposto alla gioventù afghana, alle donne soprattutto, è una violazione di un fondamentale diritto umano. La tecnologia internet satellitare ha su questo terreno un grande potenziale, potendo fornire accesso al web anche in aree marginali. L’idea è quella di istituire una scuola on line, via Internet satellitare, nelle due lingue ufficiali del Paese asiatico, il pahto e il dari.
Il vicesegretario generale della Croce Rossa, Ignazio Schintu, in collegamento video dall’isola di Lampedusa, ha riassunto la drammatica situazione dell’sola e soprattutto dei migranti che vi giungono affrontando pericoli che non di rado costano loro la vita. Nell’isola, avamposto geografico italiano verso il continente africano, la Croce Rossa aveva trovato una struttura “fatiscente e non adatta ad accogliere esseri umani”, ha detto Schintu. Ristabilite condizioni vivibili, il centro di prima accoglienza di Lampedusa ha attualmente una capienza di 400 persone, elevabile fino a 700 in emergenza, ma quest’estate si sono toccate punte di 2600 presenze.
Ora il centro lampedusano è semivuoto, ha spiegato Schintu, il maltempo ha interrotto le traversate verso l’isola e la permanenza media dei migranti, prima del trasferimento in altri centri di accoglienza in Sicilia e sul Continente è di 36 ore circa. Per i minori non accompagnati, tuttavia, arriva a due o tre settimane, a causa della carenza di strutture adeguate nel Paese.
In ogni caso, ha precisato Schintu, l‘accoglienza non basta, occorrono percorsi di inclusione e ha citato l’esperienza del Centro Fenoglio di Settimo Torinese. Inoltre, ha aggiunto, è noto che solo una parte dei migranti intendono restare in Italia: i loro flussi sono in massima parte spinti da fattori geopolitici, non puramente economici, anche se in ogni caso anche i “migranti economici” devono essere in qualche misura tutelati.
Occorrono regole chiare e condivise tra i Paesi europei, ha aggiunto il dirigente della CRI, alcuni dei quali invece non intendono accogliere migranti: ma questi ultimi fuggono da situazioni terribili, come può un Paese civile non accoglierli? Il fenomeno delle migrazioni è strutturale, non si esaurirà da solo e navi dedicati ai respingimenti, non possono comunque risolverlo, ha concluso Schintu invocando una nuova operazione Mare Nostrum e adeguate politiche di accoglienza e costruzione di percorsi inclusivi.
Al termine di numerosi interventi (Greco, Garcea, Patriarca, Ciampolini, Pidello, Borasi, Abbruzzese, Conticelli, Diena, Catanzaro e Viale), il presidente Abdullahi ha invitato tutti e tutte a partecipare a un’iniziativa di celebrazione della Giornata dell’accoglienza in programma tra le ore 10.00 e le 12.00 di domani, mercoledì 3 ottobre, presso il ponte di via Livorno, che alcuni anni fa era stato intitolato – su decisione della Commissione comunale per la Toponomastica” proprio alle Vittime dell’immigrazione.
(Claudio Raffaelli)