La festa di Aid al-Filtr, conclusione del Ramadan, è stata celebrata questa mattina a Parco Dora. Sotto l’enorme tettoia, residuo degli stabilimenti industriali tempo presenti sull’area, sono affluiti a migliaia i torinesi di religione islamica. Prima delle preghiere rituali, i partecipanti hanno ascoltato ed applaudito con calore i saluti fraterni portati dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dagli assessori Marco Giusta e Monica Cerutti per Comune e Regione. Sul palco anche il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, poi raggiunto dalla sindaca Chiara Appendino, per il saluto finale.
Un momento di fraternità condiviso tra religioni, culture e tradizioni differenti. Ed etnie diverse, anche perché la stessa comunità islamica subalpina è più variegata di quanto alcuni credano: insieme ai maghrebini ed egiziani, si sono ritrovati per la preghiera africani di vari Paesi, a partire dai senegalesi e somali, persone originarie del subcontinente indiano o provenienti dall’Asia centrale, come gli afghani, e altri gruppi etnici ancora.
Il sermone di di Ibrahim Amouen, docente universitario dell’università di Tetouan (Marocco) ha messo in evidenza, oltre ai valori religiosi del Ramadan, la necessità di “rispettare il paese di residenza” e di praticare i princìpi di “convivenza, tolleranza e dialogo pacifico”. Amouen ha anche ricordato come “i musulmani messaggeri di pace” abbiano trovato in Italia “un paese di buon gusto e arte bella”, oltre che “una vita dignitosa”.
Claudio Raffaelli