Una tavola rotonda organizzata dalla Consulta Femminile comunale, presieduta da Silvana Ferratello, si è svolta oggi pomeriggio nella Sala Colonne di Palazzo Civico. Focalizzato sugli aspetti della medicina di genere come determinante dello stato di salute, l’incontro – seguito da un folto pubblico – è stato introdotto dal sindaco Stefano Lo Russo e dalla presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo.
Il primo cittadino ha evidenziato la riflessione in corso con la Regione Piemonte sulla futura organizzazione del sistema sanitario torinese. Vi sono progetti in corso fondamentali come la Città della Salute e il nuovo Maria Vittoria, “scelte che capitano una volta ogni cent’anni” per indirizzare il modello di sanità pubblica. La pandemia ha mostrato la strada, ha concluso Lo Russo, specificando che il suo obiettivo, insieme al presidente della Regione Alberto Cirio, è quello di offrire una sanità all’altezza delle aspettative collettive, considerato che oggi gli ospedali cittadini e la sanità di base non lo sono.
La presidente del Consiglio comunale è entrata nel cuore del tema evidenziando le differenze di genere nei servizi erogati dal servizio sanitario; occorrono molte risorse ma il nostro SSN mostra resistenze ai cambi di impostazione. Grippo ha ricordato la recente riattivazione da parte della Città dell’Osservatorio cittadino sulla salute delle donne e l’istituzione nel 2021 del Gender City manager, evidenziando la rilevante azione sul tema di genere. Infine, ha sottolineato come le risorse del Pnrr costituiscano una grande opportunità, specificando che occorre far valere gli impegni presi con l’Unione europea affinché si possa considerare compiuto il salto qualitativo della nostra sanità.
La tavola rotonda che ha fatto seguito ai saluti istituzionali, coordinata dalla giornalista Elena Cestino, ha mostrato una significativa convergenza tra il mondo accademico e quello della programmazione e gestione del sistema sanitario. Silvia De Francia, docente di Farmacologia presso l’Università di Torino, ha ripercorso le tappe di un percorso avviato quasi un secolo fa da una esigua minoranza della comunità scientifica e culminato, nel nostro Paese, con la legge 3/2018 che ha affermato il principio dell’applicazione della medicina di genere nella farmacologia, nella diagnostica e nell’erogazione delle cure.
Un principio e una prassi necessari per garantire il diritto alla salute di ogni persona, dato che uomini e donne, per vari fattori (ormonali, di struttura fisica ecc.) rispondono in maniera diversa alle terapie farmacologiche, senza parlare del mezzo milione di persone transgender censite ufficialmente in Italia, La questione non è solo di principio, ma è strettamente connessa all’efficacia delle cure e al diritto di essere curati in modo appropriato: le donne, ad esempio, rappresentano il 60% del totale degli eventi avversi derivati dall’assunzione di farmaci o somministrazione di vaccini. Da notare che tradizionalmente la sperimentazione farmacologica viene effettuata su campionature di genere maschile, poiché le minori variazioni ormonali consentono numeri più bassi e quindi costi minori.
Sergio Foà, docente di diritto amministrativo presso l’ateneo torinese, ha a suo volta inquadrato la questione in termini legislativi. Dopo la legge 3/2018 il problema, ha spiegato, non è la mancanza di una normativa (dal 2021 anche il Piemonte ha una propria legislazione regionale in merito), ma la sua completa attuazione. Poiché garantire su ogni territorio cure declinate correttamente per genere è necessario per garantire quello che è un diritto fondamentale della persona.
A questo proposito, il dirigente del settore Programmazione sanitaria della Regione Piemonte, Franco Ripa, ha spiegato che esiste un piano regionale per la medicina di genere con approccio multidisciplinare, con referenti in ogni ASL e basato sulla presa in carico proattiva di tutti i pazienti e le pazienti, con particolare attenzione alla prevenzione, anche individuando le predisposizioni di genere. La riforma della medicina territoriale in Piemonte, ha poi specificato, il cui piano è in via di elaborazione, comprende al suo interno la medicina di genere nelle sue diverse applicazioni.
Il direttore dell’ASL Città di Torino e commissario dell’Azienda zero Piemonte, Carlo Picco, è quindi intervenuto affermando che è stato istituito un gruppo di lavoro multispecialistico, per promuovere queste tematiche e delineare per esse un approccio concreto e diffuso. Sono stati predisposti, ha spiegato, corsi di formazione aziendali sulle differenze di genere in medicina, anche in campo endocrinologico e con attenzione all’identità di genere.
Insomma, come ha sintetizzato Silvia De Francia, l’obiettivo è quello di arrivare, un giorno, a non dover più parlare di una medicina di genere, poiché si sarà affermata una medicina efficacemente adattata alle specificità delle persone, uomini, donne o transgender che siano.
A cura di Claudio Raffaelli e Roberto Tartara