Quasi 76000 accessi ogni anno, già oltre 58000 da gennaio a oggi. I “codici rossi” rappresentano il 5-7% del totale, quelli che sfociano in un ricovero, complessivamente sono circa uno su dieci. A fronte di questo, dei 24 medici previsti per il Pronto soccorso dell’Ospedale Maria Vittoria, uno dei più ricchi di storia in città, sono soltanto 11, con ad affiancarli, medici specializzandi (che però raramente scelgono poi di restare) o appartenenti a cooperative con un monte ore limitato.
Uno dei principali problemi che il Maria Vittoria è quotidianamente chiamato ad affrontare, a livello di Pronto Soccorso, è poi la massiccia affluenza di pazienti anziani pluripatologici e cronici (spesso anche soli) che si “arenano” nel Pronto Soccorso per problemi di capacità ricettiva insufficiente da parte della struttura ospedaliera.
Il livello di stress del personale sanitario è altissimo, forse più che in altre analoghe strutture, ma al Maria Vittoria la qualità del servizio, con mille sacrifici, viene garantita. Con risultati di eccellenza, come ad esempio nel trattamento degli ictus, nella chirurgia plastica delle mani, nella terapia intensiva neonatale (TIN), nel trattamento dei femori fratturati.
Sono alcuni dei dati emersi nel corso di un sopralluogo effettuato oggi dalla IV commissione Sanità e Servizi Sociali, presieduta da Vincenzo Camarda, che ha incontrato due figure apicali del Pronto Soccorso, il dottor Fabio De Iaco e la dottoressa Antonella Carcieri.
Il fatto è, come è stato rimarcato, che il Maria Vittoria scoppia, messo alle strette da un afflusso di pazienti che arriva da un’ampia zona, non solo riferita a Torino, nonché dalla necessità di altri posti letto e da spazi insufficienti, in più difficilmente rimodulabili. Essere un antico ospedale – i primi edifici del complesso attuale risalgono al XIX secolo – comporta anche questo.
In un simile quadro, le aspettative riposte nei confronti del futuro ospedale che sostituirà l’attuale Maria Vittoria, a ovest della città, sono grandi e quasi spasmodiche, a fronte però di tempi di realizzazione che oggi sono prospettati indicativamente per il 2030 o 2031, come affermato dall’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, nel corso di un recente incontro a Palazzo Civico con la stessa IV commissione.
Cruciale resta poi la realizzazione di strutture come gli ospedali di comunità, i quali però riusciranno ad alleggerire gli insostenibili carichi delle strutture di Pronto soccorso dei grandi ospedali, ha sottolineato De Iaco, solo se adeguatamente attrezzati e dotati di personale, con ampio orario di accessibilità.
Nelle prossime settimane, la IV commissione concluderà all’Ospedale Mauriziano la serie dei sopralluoghi programmati nelle strutture di Pronto soccorso torinesi.
(Claudio Raffaelli)