Quanto ricca e intensa, oltre che lunga, sia stata la vita di Bruno Segre, del quale si sono tenute oggi le esequie, potrebbe essere riassunto dalla quantità e varietà delle orazioni funebri. Nel Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale hanno preso la parola, oltre al figlio e due nipoti, rappresentanti dell’ANPPIA ( l’associazione dei perseguitati politici antifascisti), della Socrem- Società per la Cremazione, e dell’Associazione del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, della redazione del giornale L’Incontro, del Centro Sereno Regis, dell’Ordine dei giornalisti, del Centro studi Piero Gobetti. Altre Associazioni, quelle dei partigiani ANPI, FIAP e FIVL, la Cgil, erano anche presenti con labari, medaglieri e bandiere, così come l’Ordine degli avvocati. Da parte sua, il sindaco Stefano Lo Russo ha parlato anche a nome della presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo nonché dei presidenti di Regione Piemonte e Consiglio Regionale, Alberto Cirio e Stefano Allasia).
Perché nei suoi 105 anni di vita, Bruno Segre, nato nel 1918 da una famiglia di antica origine ebraica sefardita, è stato tutto questo, in molti casi contemporaneamente: carcerato per disfattismo durante la Seconda guerra mondiale, partigiano nelle formazioni Giustizia e Libertà dopo l’8 settembre, giornalista e direttore del periodico politico e culturale L’Incontro, militante per la laicità delle istituzioni e per la difesa della democrazia e dei diritti civili (grande il suo contributo per l’introduzione del divorzio.
E ancora, difensore (metaforicamente ma anche, da avvocato qual era, nelle aule giudiziarie) di mille cause generose, sostenitore della cremazione (un tempo battaglia di nicchia, oggi opzione maggioritaria fra i torinesi). Fu anche militante socialista per molti anni, arrivando, nel 1975-80 ad essere capogruppo in Sala Rossa per il Psi, un partito che in una fase successiva non sentì più proprio.
Animatore instancabile di mille iniziative, era la voce più attesa, anno dopo anno meno tonante ma sempre abile nel toccare corde profonde in chi lo ascoltava, in manifestazioni come l’omaggio ai martiri della Camera del Lavoro del 18 dicembre 2022 o il ricordo dei partigiani fucilati nella caserma di via Asti. Discorsi che finivano sovente con la frase “Viva l’eterna libertà”. Nessuna meraviglia, quindi, nel vedere centinaia di persone accalcate prima nella camera ardente allestita presso il Polo del ‘900 dentro e fuori il Tempio Crematorio, nel sentire, durante la cerimonia, frasi come il “Ciao, papà. Viva l’Italia antifascista” del figlio Spartaco, “è stato un presidio di resistenza e dialogo”, “un uomo di pace che ha sempre combattuto per la libertà”, “la coerenza ha caratterizzato tutta la sua vita, all’insegna della tolleranza pur nel radicalismo dei valori” (così il sindaco Lo Russo). A rendere l’estremo omaggio al vecchio leone, anche il Gonfalone della Città di Torino, decorato di quella medaglia d’oro di quella Resistenza al quale Bruno Segre, il partigiano “Elio”, aveva partecipato in prima linea. Numerosi consiglieri e consigliere presenti, con la presidente Grippo, Crema, Ravinale, Patriarca, Diena, Viale, Conticelli e altri, oltre a consiglieri emeriti quali Quagliotti, Aceto, Gallicchio, Centillo, Acciarini e le assessore Pentenero e Foglietta.
(Claudio Raffaelli)