La scuola come principale strumento di vita e di legalità è il tema dell’incontro che ha aperto i lavori dello stand della Città di Torino, questa mattina al Salone Internazionale del Libro. Organizzato dall’ufficio della Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino, all’incontro hanno partecipato: la presidente del Consiglio comunale, che ha portato il saluto istituzionale della Città e ha ricordato le motivazioni che hanno portato ad organizzare il dibattito, il direttore dell’Istituto minorile “Ferrante Aporti” Giuseppe Carro, il sociologo Franco Prina e frate Giuseppe Giunti, che opera nel carcere di Alessandria, accompagnando i collaboratori di giustizia nel percorso scelto per combattere il crimine organizzato. A moderare il tavolo degli interventi, la giornalista Marina Lomunno che, per l’occasione ha presentato il libro scritto a quattro mani proprio con Frate Giunti: “E-mail a una professoressa – Come la scuola può battere le mafie”, l’insieme di testimonianze e riflessioni sull’istituzione scolastica raccolte fra persone che dopo il #carcere hanno saputo ricostruire la propria vita grazie allo studio. Sul tema centrale del dibattito si sono poi sviluppati i vari interventi in larga parte incentrati sulla necessità, soprattutto con i detenuti più giovani, di ricorrere a strumenti alternativi alla detenzione, che devono avere il sostegno di un sistema di giustizia determinato a punire, solo come estrema ratio. Strumenti alternativi che devono porsi l’obiettivo di rieducare. Facendo cultura, per allontanare il degrado e offrire nuove opportunità di redenzione.
Marcello Longhin