Aree disomogenee in tutto il Piemonte; più leggi regionali di riferimento; uno strumento di pianificazione dell’Ente approvato nel 1995 che necessita di una revisione. Il raggio di azione dell’Ente di gestione delle aree protette del Po piemontese è variegato, spesso complesso e in continuo divenire ha spiegato oggi pomeriggio il presidente Roberto Saini in Commissione Ambiente con la direttrice Emanuela Sarzotti per raccontare l’attività di una struttura che gestisce grandi aree naturalistiche. “Siamo consulenti e oltre alla salvaguardia il nostro compito principale è applicare le normative” ha evidenziato Saini per fugare fraintendimenti nel ruolo della struttura – ente strumentale della Regione Piemonte – per poi rammaricarsi sull’abitudine ormai consolidata di chiedere il parere dell’Ente quando tutto è stato già deciso. Le aree riguardanti il territorio del Comune di Torino di loro competenza sono il parco naturale del Po – in particolare la confluenza con la Stura; il Meisino e una piccola parte del parco delle Vallere – il parco naturale della Collina di Superga che si estende per oltre ottocento ettari fra Torino e i Comuni di Baldissera, Pino e San Mauro torinese. “Per le competenze occorre distinguere tra aree in gestione diretta dell’Ente e aree in gestione contigua” ha specificato il presidente per evidenziare il proprio ruolo. Ruolo di un ente che si estende anche alla partecipazione di bandi che garantiscono finanziamenti per interventi su specifici progetti naturalistici. Nel suo complesso l’ente parco gestisce in Piemonte tre parchi, cinque riserve naturali e ventiquattro siti della Rete Natura 2000. Ai lavori della Commissione coordinata dal presidente Cerrato sono intervenuti Pidello – Sganga – Crema – Ravinale – Viale – la Consulta per l’Ambiente e per il Verde della Città di Torino e l’assessore comunale Tresso.
(Roberto Tartara)