La cura di congiunti in condizioni di non autosufficienza comporta rinunce professionali e fatiche di conciliazione da parte di chi lavora. Come questo incide nell’intreccio tra serenità personale e benessere organizzativo nei luoghi di lavoro? La commissione competente in materia di Personale, questa mattina, ha affrontato il tema legato ai dipendenti del Comune di Torino, in relazione alla presentazione di una mozione su questo argomento.
Ma qual è il livello, tra le lavoratrici e i lavoratori del Comune, di consapevolezza e di conoscenza dei diritti, come ad esempio la legge 104, che garantiscono la possibilità di utilizzare ore da dedicare a familiari malati e quanti sono coloro che ne usufruiscono?
I dirigenti presenti alla riunione hanno fornito alcuni dati che fotografano da un lato come l’elevata età tra i dipendenti comporti la necessità di dedicarsi alla cura di genitori molto anziani, dall’altro, come l’allungamento dell’età media delle persone richieda comunque un incremento delle cure.
Tra il 2012 e il 2017, i dipendenti che hanno fatto ricorso ai benefici previsti dalla legge 104 sono passati da 944 a 1424 (tra questi anche coloro che utilizzano la 104 per se stessi), nonostante una consistente riduzione del personale. Utilizzano la legge 104 per carichi familiari (legati a minori o ad anziani) 1064 impiegati (275 uomini, 789 donne).
In pratica, circa un dipendente su 8 si avvale di questo diritto. Sempre nello stesso periodo, sono passati da
100 a 166 coloro che hanno richiesto due anni di aspettativa retribuita per assistere familiari.
A questi si sommano 8 dipendenti (su un totale di 53) che hanno richiesto di svolgere il telelavoro per poter accudire familiari.
Alcuni dipendenti, nelle condizioni di potersi avvalere della legge 104, è stato sottolineato, hanno rinunciato o per motivi legati al proprio ruolo o per motivi di riservatezza rispetto alla propria sfera privata.
Federico D’Agostino