Sabato 17 giugno 2023, a Palazzo Civico, l’associazione Fedinsieme si è presentata al pubblico per illustrare le attività svolte negli ultimi cinque anni, che hanno coinvolto 20 mila persone in 43 eventi.
Durante l’incontro, tenutosi grazie al supporto del Vice Presidente Vicario del Consiglio Comunale Domenico Garcea, i promotori di Fedinsieme, Francesco Curto, Luigi Berzano, Massimo Introvigne, Giuseppe Cicogna, Claudio Torrero, Ermis Segatti, Pierluigi Capra, Adele Sangrigoli, Maria Gabriella Mieli e Luciano Saroglia, hanno esposto il “modello Fedinsieme”: un modello di dialogo e cooperazione orientato al servizio della comunità (in cui è la collettività ad essere fruitrice della divulgazione e beneficiaria del lavoro di dialogo e di cooperazione tra le culture e le religioni) e al rispetto della diversità (tanto da considerarla un valore aggiunto), con un approccio scientifico e pragmatico ai temi trattati.
Il Vice Presidente Vicario Domenico Garcea, alla luce della polemica riguardante il crocifisso all’interno degli spazi pubblici, ha colto l’occasione per far esprimere, al termine degli interventi dei relatori, una posizione in merito alla questione.
La risposta è stata del presidente dell’ente, Francesco Curto, che ha rilevato, nel solco tracciato della giurisprudenza italiana ed europea e da diversi accademici che si sono già espressi in merito, come il crocifisso non sia soltanto un simbolo religioso, ma anche culturale, della società occidentale. Molti principi, molti modelli culturali di cui la società è pregna, infatti, affondano le loro radici nella cristianità e ciò non può essere nascosto o taciuto – ha spiegato. Ad esempio – ha aggiunto – se oggi viviamo in una società di libero mercato, lo dobbiamo a un modello culturale nato in ambito francescano. E lo stesso vale per alcuni principi o istituti del diritto oppure per l’architettura e l’arte, di cui non può essere occultata l’influenza avuta dalla cultura cristiana.
Oggi la questione riguarda un crocifisso, ma potrebbe in futuro riguardare anche qualche affresco raffigurante il Cristo in uno dei Palazzi storici d’Italia – ha continuato Francesco Curto.
La questione, quindi, è sul piano culturale, non religioso – ha concluso – e pretendere la censura equivale a una damnatio memoriae a livello culturale.
M.Q.