La Torino del rapporto Rota 2018

Nell’area metropolitana e nella città di Torino continua a scendere il numero delle imprese, terziario e industria producono poca ricchezza in paragone al resto d’Italia, va male l’occupazione giovanile (siamo il sud del nord), è eccessivo il numero di super e ipermercati rispetto al potenziale di mercato, anche il commercio on line è debole in un quadro nazionale tra i più deboli d’Europa, ed è scarsa l’offerta turistica ricettiva alberghiera ed extra-alberghiera.
Queste sono alcune delle criticità segnalate nel rapporto Rota 2018, illustrato in mattinata ai Consiglieri della Commissione lavoro e commercio presieduta da Andre Russi.
Il dottor Luca Davico, del Centro Einaudi Torino ha presentato dati resi noti un mese fa con la pubblicazione dell’ultimo Rapporto ma anche dati inediti.

Sebbene alcuni dati siano temperati da segnali di inversione di tendenza (il tasso di mortalità delle aziende è in calo rispetto agli anni scorsi) o siano decisamente positivi, come la continua crescita turistica della città e della sua cintura, appare evidente come nel quadro critico nazionale permangano specifiche criticità torinesi.
Torino è la metropoli meno terziarizzata d’Italia, nonostante proprio il terziario abbia creato più occupazione negli anni  tra lo scoppio della crisi nel 2008 e il 2017. Torino, aiutata dal turismo non aiuta abbastanza il turismo, con un’offerta tra le più basse in Italia di eventi fieristici, scarsa offerta di posti letto sia in campo turistico, sia per gli studenti fuori sede, per i quali  la città, dopo Bologna, è leader italiana. Meno frequentate del previsto le cosiddette “valli olimpiche” mentre “ristagnano”, spiega Davico, quelle del Canavese e le valli di Lanzo.

I dati sul turismo sorprendono anche in relazione allo spartiacque rappresentato dal 2006, anno delle olimpiadi: il picco di visite, sia dall’Italia che dall’estero è infatti arrivato nel 2005, alla vigilia dei Giochi (a riprova, dice Davico, che gli investimenti fatti in precedenza sulla città hanno pagato più dell’evento in sé). Dal 2006 assistiamo ad un brusco calo delle presenze di turisti stranieri, risalite solo dal 2011. Al contrario, il flusso di turisti nazionali si è mantenuto in crescita graduale ma sostanzialmente costante, e questa è una buona notizia.

Silvio Lavalle