Approvato, questo pomeriggio, dal consiglio Comunale, il Rendiconto finanziario ed economico del Comune di Torino.
Il provvedimento è stato illustrato dall’assessore al Bilancio, Sergio Rolando che ha sottolineato come l’esercizio 2020 sia stato condizionato dagli eventi conseguenti all’emergenza Covid 19 che hanno comportato la rimodulazione della programmazione di bilancio, sia con sostegni alle categorie colpite dalle chiusure, sia con la riduzione della pressione tributaria sia con contributi specifici.
Le attività finanziarie comunali hanno consentito il mantenimento degli equilibri di gestione. Infatti, i diversi interventi normativi adottati dal Governo hanno permesso all’Ente di disporre di risorse aggiuntive specifiche per talune poste di entrata (imposta di soggiorno, Cosap, IMU, ecc.), di somme destinate ad attività direttamente collegate all’emergenza (fondi sanificazione, sostegno alimentare alle fasce deboli della popolazione, centri estivi, ecc.), nonché del Fondo per garantire le funzioni fondamentali a garanzia del mantenimento degli equilibri complessivi del bilancio.
Rispetto all’esercizio precedente c’è stata un’ulteriore riduzione dei residui attivi (-9,26%) e passivi (-36,61%) grazie ad un’attenta analisi dei presupposti da parte dei settori dell’ente; una riduzione dei debiti commerciali, oltre l’80%, ben maggiore del 10% richiesto dal legislatore, con una riduzione dello stock di oltre 100 milioni e un miglioramento dell’indicatore annuale relativo al tempo medio di ritardo ponderato ulteriormente sceso a – 6 giorni.
Sono state inoltre messe in atto azioni che hanno consentito il reperimento di ulteriori risorse attraverso la rinegoziazione/sospensione dei mutui in ammortamento nonché l’utilizzo semplificato di avanzi e proventi per permessi a costruire.
Infine, considerata la grave situazione di emergenza sanitaria e sociale, è stato previsto l’accantonamento ad uno specifico fondo per spese legate all’emergenza sociale di 19 milioni di euro. L’amministrazione, inoltre, su indicazioni della Corte dei Conti, accantona da anni le risorse relative al maggior recupero del disavanzo (circa 47 milioni di euro), ad oggi non ancora utilizzati.
Nel corso del dibattito, seguito all’illustrazione, il consigliere Marco Chessa (M5S) ha sottolineato come i numeri del Bilancio facciano ben sperare per il futuro. Secondo Eleonora Artesio (Torino in Comune – La Sinistra), la riduzione del debito è stata inferiore a quanto annunciato inizialmente e ne sono stati contratti di nuovi per anticipazioni di liquidità, veri e propri mutui che rappresentano un’ipoteca sul futuro delle prossime amministrazioni.
Per Antonio Fornari (M5S), nel 2015 Torino era il Comune più in difficoltà con un deficit strutturale evidenziato anche dalla Corte dei Conti ma oggi il debito complessivo è calato sensibilmente, il deficit ristrutturato e i disallineamenti non esistono più. Massimo Giovara (M5S), ha invece ricordato le difficoltà finanziarie, oggi in via di soluzione, nelle quali si sono trovati enti culturali come il Teatro Regio, la Fondazione Torino Musei o Lumiq.
In chiusura, la sindaca Chiara Appendino, ha evidenziato come questo ultimo bilancio della consiliatura consenta di fare luce sulla parte finanziaria che ha guidato l’Amministrazione in questi 5 anni. Il Governo ha iniziato, sotto il “Conte 2”, un’azione che ha invertito la tendenza ai tagli che ha portato, negli ultimi anni, il Comune di Torino ad avere una rigidità di spesa, è iniziato un percorso sostenuto da Anci perché sia affrontato il tema del debito, con un intervento dello Stato per comuni maggiormente indebitati, norma che, una volta approvata, permetterà al Comune di non dover intervenire sulle spese correnti e quindi sui servizi. Appendino ha ricordato come nel 2015 la maggioranza scelse di non dover andare in predissesto, con 80 milioni di disavanzo, ma scelse la strada del risanamento. Oggi il Comune avrebbe 20 milioni di disavanzo che scendono a 7 con gli interventi del Governo per l’emergenza Covid. La Città, ha evidenziato, ora ha la possibilità di attuare una politica espansiva.
Federico D’Agostino