Sono migliaia, sotto la Mole, i profughi istriani, fiumani e dalmati e i loro discendenti. E una loro folta rappresentanza si è ritrovata oggi in Sala Rossa per la commemorazione ufficiale del Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento Italiano in memoria dell’esodo degli italiani dai territori nord-orientali assegnati alla Jugoslavia dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e teatro di violenze commesse dai militari slavi. Un dramma oscurato per decenni da ragioni politiche e diplomatiche tra loro opposte ed in un certo senso complementari. Oltre ai rappresentanti della Città di Torino e del suo Consiglio comunale, nonché della Regione Piemonte, nell’aula che ospita le sedute del Consiglio comunale sono intervenuti Antonio Vatta, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia giuliani e dalmati, e la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga.
Vatta ha voluto leggere integralmente il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Giorno del ricordo, aggiungendo alcune proprie considerazioni. Il presidente dell’associazione degli esuli ha tra l’altro chiesto al capo dello Stato di sollecitare il Parlamento italiano per portare a termine i provvedimenti di indennizzo previsti da accordi internazionali ma finora erogati in minima parte, rivendicando inoltre il fatto che il Giorno del Ricordo è stato istituito per volontà delle associazioni degli esuli e che non può essere considerato da nessuno quale “patrimonio di parte” . Lucia Bellaspiga ha ricordato come agli esordi della sua carriera giornalistica, i correttori di bozze sostituissero talvolta il termine fobie alla parola foibe, in dice di quanto profonda fosse stata la rimozione collettiva di una pagina di storia intessuta di tanti drammi individuali e familiari.
A questo proposito, la cronista ha ricostruito a grandi linee alcune vicende emblematiche, come quella di una famiglia goriziana con radici ebraiche che vide suoi componenti perdere la vita alcuni ad Auschwitz, altri nei Gulag staliniani e altri ancora per le violenze dei partigiani di Tito, per il quale ha chiesto il ritiro dell’onorificenza concessagli in passato dalla Repubblica Italiana. Quella dell’esodo giuliano e dalmata è una storia carsica, ha sottolineato Bellaspiga, prima scomparsa e oggi di nuovo alla luce del sole, per cui occorre impegnarsi affinché non ritorni ad essere sotterranea. Infine, anche da parte della giornalista la richiesta di portare a termine l’indennizzo per gli esuli, le cui proprietà in Venezia Giulia, a Fiume e Dalmazia, ha detto, hanno contribuito a pagare i 140 milioni di dollari americani (degli anni Quaranta!) che l’Italia ha dovuto pagare per i danni di guerra in quanto Paese sconfitto.
Claudio Raffaelli