In Sala Rossa la cerimonia per ricordare le vittime del terrorismo

La Sala Rossa ha ospitato, questo pomeriggio, la cerimonia per ricordare le vittime del terrorismo, stabilita per legge nel 2007 nel giorno dell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro (il 9 maggio) quale “Giorno della Memoria” delle vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice. Come recita il testo ufficiale, la Giornata è stata istituita per ricordare e tributare il riconoscimento del Paese alle vittime nonché il sostegno morale e la vicinanza umana alle loro famiglie. Oggi, agli interventi istituzionali che hanno ricordato il valore civile e sociale della Giornata, sono seguiti quelli di Giovanni Berardi, presidente dell’Associazione Europea vittime del terrorismo, Roberto Della Rocca, presidente di AIVITER l’Associazione italiana vittime del terrorismo, e Alberto Sinigaglia, presidente dell’ordine dei giornalisti di Torino, che hanno sottolineato, con diverse sfumature, l’importanza di mantenere viva la memoria storica sugli Anni di Piombo. Nel suo intervento, Berardi si è soffermato sulle perplessità non ancora dissipate, quali il segreto di Stato su quei fatti, che non impediscono ai sopravvissuti, alle vedove, agli orfani, di continuare ad essere custodi della memoria di coloro che, con il proprio sacrificio, hanno permesso al Paese di essere civile, libero e democratico. Della Rocca ha, da parte sua, riportato dati e dettagli di quel difficile periodo ricordando, ad esempio, i 370 morti in Italia fra il 1969 e il 1984 in stragi o attentati oltre alle migliaia di feriti, molti dei quali rimasti invalidi a causa delle ferite riportate. Infine Sinigaglia che, nel sottolineare l’importanza di ricordare le vittime di quel preciso periodo storico, ha invitato ad abbassare i toni: “rinunciare all’invettiva e alla propaganda continua, ci aiuterà a ritrovare il senso dello Stato, la ricchezza della nostra cultura, a ragionare sul presente per progettare il futuro” perché, ha concluso, “ricordare le vittime di quegli anni violenti significa allontanare il pericolo che quella violenza ritorni, e significa, allo stesso tempo, tributare loro l’omaggio migliore”.

Marcello Longhin