Prima dell’apertura della seduta consiliare plenaria, in Sala Rossa si è svolta una breve cerimonia in vista della Giornata in memoria delle vittime innocenti delle mafie. Erano presenti in aula, oltre a numerosi consiglieri e consigliere, nonché rappresentanti della Giunta, i familiari di Demetrio Quattrone, ingegnere e ispettore del lavoro assassinato a Reggio Calabria nel 1991. In Sala Rossa era presente anche una delegazione di Libera, con la referente per il Piemonte, Maria Josè Fava.
Introducendo l’incontro, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha ricordato la genesi della Giornata, varata per iniziativa di Libera il 21 marzo del 1996 e dal 2017 riconosciuta da una legge dello Stato, sottolineando come siano ormai circa 1600 le diverse realtà e associazioni della rete costruita da Don Luigi Ciotti
La data del 21 marzo, ha aggiunto Grippo, si configura come una preghiera laica, che vuole essere un momento non solo di ricordo, ma di speranza: l’elenco dei nominativi delle vittime che viene letto in quell’occasione, ha aggiunto la presidente, contava 300 nomi all’inizio, ma oggi sono circa un migliaio. Questo per effetto di una sempre più minuziosa attività di ricostruzione dei fatti, capace di riportarci indietro nel tempo fino al 1978 ma anche del tragico riproporsi nel tempo di attentati criminali che hanno versato sangue innocente. Di questo migliaio di nomi, un quarto appartengono a donne, bambine e bambini.
Grippo ha poi ricordato l’impegno della Città di Torino e del suo Consiglio comunale nella costruzione di una memoria comune e di una cultura diffusa della legalità, un impegno che va oltre il rafforzamento di quei meccanismi utili a scongiurare il rischio di illegittimità negli atti amministrativi e il rischio di infiltrazioni malavitose, in collusione tra pubblico e privato. La Città ha scelto di camminare al fianco di chi ha accettato la sfida di portare primavere nuove alle dinamiche di convivenza che animano la nostra comunità, lavorando sul principio di cittadinanza attiva e responsabile, ha affermato la presidente, anche rilanciando il ruolo della Commissione consiliare per la Legalità
Nino Quattrone, a nome della famiglia che vive in gran parte a Torino, ha rievocato la vicenda di suo padre Demetrio, ingegnere e soprattutto ispettore capo del lavoro, noto per essere rigoroso e inflessibile nella propria attività professionale sul territorio anche in collaborazione con varie procure calabresi, ad esempio nel corso di inchieste sul porto di Goia Tauro. Lo fece proprio in un periodo nel quale infuriava la guerra di mafie a Reggio, con centinaia di morti, mentre il “Decreto Reggio” faceva affluire in zona ampie risorse economiche.
Nel 1991, Demetrio Quattrone – che a Torino aveva fatto i propri studi – venne assassinato di fronte alla propria casa da mani ancora ignote. Il motivo non si sa, ha spiegato il figlio, ma proprio in quel periodo esaminava il processo edilizio in corso nel Reggino, dagli appalti alla formazione e sicurezza dei lavoratori, facendo emergere il peso della mancata programmazione nel favorire l’emergere di un’economia drogata. Sono storie e persone come questa, ha affermato Quattrone, che devono essere ricordate e raccontate, anche se le ferite delle famiglie non si rimargineranno mai e parlarne è doloroso.
A chiudere l’incontro è stato l’intervento della vicesindaca Michele Favaro, che nella Giunta di Palazzo Civico ha anche una specifica delega per la Legalità. Ricordata la manifestazione nazionale in programma a Roma giovedì 21 marzo e l’analogo appuntamento torinese di oggi pomeriggio, Favaro ha sottolineato come esista anche sul nostro territorio una criminalità organizzata di stampo mafioso, che ha affinato i propri strumenti anche con l’uso delle nuove tecnologie. Segnalato come il fenomeno mafioso interessi e anche affascini settori giovanili in alcuni quartieri disagiati, poveri di mezzi e cultura.
Dati della Dia risalenti a fine 2022, ha spiegato la vicesindaca, confermano una presenza radicata nella ‘ndrangheta e il rischio che amministrazioni locali non sufficientemente formate non colgano i pericoli di questa presenza: proprio per questo sono importanti momenti di formazione specifica e una grande attenzione sui fondi PNRR e sugli appalti. Ci sono poi i gruppi legati al narcotraffico e una diffusa microcriminalità. Nel solo secondo semestre del 2022, ha citato Favaro, ci sono state 21 condanne, per 160 anni di pene detentive. Come Città di Torino, ha proseguito la numero due della Giunta, grande è l’impegno su questo terreno e prossimamente vi sarà la II edizione delle giornate per la Legalità (6.000 i partecipanti dell’anno scorso), mentre il nuovo “Bando Bruno Caccia” ha raccolto 37 candidature per progetti di educazione alla legalità sul territorio.
La vicesindaca Michela Favaro ha poi concluso ricordando i quattro immobili (uno dedicato alla memoria proprio di Demetrio Quattrone) confiscati alla criminalità organizzata e reimpiegati dalla Città per iniziative sociali e di pubblica utilità.
(Claudio Raffaelli)