Alcune settimane fa l’incendio al campo rom di corso Tazzoli in seguito al quale era stato deciso l’allontanamento degli abitanti. Ieri pomeriggio, in Consiglio Comunale, l’assessora alle Politiche sociali, Sonia Schellino, ha risposto ad una interpellanza generale (prima firmataria Deborah Montalbano) nella quale si chiedevano notizie in merito alla presenza della popolazione rom in città. Schellino ha spiegato che quasi tutti gli ex abitanti del campo sono attualmente in Romania nelle loro abitazioni di residenza, ad eccezione di tre nuclei, per un totale di sette persone. La maggior parte degli abitanti, tutti romeni, in gran parte rom, aveva lasciato il campo con le proprie vetture e furgoni il 4 giugno, dopo essere venuti a conoscenza dell’ordinanza della sindaca emessa in seguito ai problemi di sicurezza rilevati dai vigili del fuoco dopo l’incendio. “La comunità rom romena è caratterizzata da una costante mobilità da e verso il Paese di origine, ha aggiunto l’assessora, dove tutti hanno regolare residenza presso abitazioni di proprietà o in locazione. Ogni anno gran parte degli abitanti delle aree spontanee cittadine prolungano la loro permanenza in Romania per il periodo estivo.
Martedì 5 giugno nell’area erano presenti 12 adulti, nessun minore. La presenza dei camper segnalati in città, non è da collegare con lo sgombero del campo di corso Tazzoli, ma fanno parte di movimenti ciclici o stagionali che riguardano caminanti siciliani e rom bosniaci provenienti da altri comuni.
“Le persone residenti nel campo, ha concluso Schellino, non avevano camper. Non fa parte della consuetudine della comunità rom romena sostare con i camper nelle città e non ci sono segnalazioni della presenza di ex abitanti del campo di corso Tazzoli in altri insediamenti della città”.
Dopo l’intervento dell’assessora, si è sviluppato il dibattito.
Stefano Lo Russo (Partito Democratico): La presenza di insediamenti di camper nella ex circoscrizione 9 è un tema di grande rilevanza anche se non c’è un nesso di causa effetto con lo sgombero del campo di corso Tazzoli. Genera allarme e degrado, e non sembra ci sia, da parte degli insediamenti, la volontà di lasciare le aree. Cosa pensa di fare l’Amministrazione? Occorre un piano di comunicazione verso le istituzioni del territorio e verso i cittadini.
Deborah Montalbano (Uscita di sicurezza): Le notizie della stampa relative agli ex abitanti di corso Tazzoli riportavano situazioni diverse. Il superamento dei campi rom è obiettivo complesso da raggiungere ma non si può però sempre lavorare in emergenza, con interventi di sgombero. Occorre evitare la programmazione dell’accoglienza in quei quartieri che non hanno gli strumenti idonei, al fine di evitare tensioni sociali.
Fabrizio Ricca (Lega Nord): I risultati di quello sgombero, resosi necessario per ragioni di sicurezza, li abbiamo visti: insediamenti di camper di nomadi sul territorio circostanti (vie Spazzapan, Zini, Buenos Aires). Ci sono state molteplici segnalazioni da parte dei cittadini. Non venite a dirci che gli abitanti del campo di corso Tazzoli sono tornati in Romania, sappiamo che non è così.
All’assessora rivolgo l’invito di far applicare l’articolo 403 del codice civile, a proposito di chi mette in pericolo l’integrità fisica e psichica dei minori: penso ai bambini costretti a vivere tra topi e sporcizia nei campi nomadi, un fatto inaccettabile. Il Ministro dell’Interno è disponibile, occorre rimboccarsi le maniche.
Antonino Iaria (M5S): Lo sgombero si è svolto in maniera pacifica, senza scontri con costi minimi per la cittadinanza, senza problemi per gli occupanti senza titolo, i residenti, gli operatori. Voi continuate invece a sviare e non ascoltate quello che dice l’assessore. Nel campo non c’erano camper e roulottes ma baracche. Quindi o le persone che si sono spostate hanno comprato un mezzo o non erano quelle che vivevano in corso Tazzoli. La lettura incrociata dei dati ha fornito un quadro piuttosto chiaro e la possibilità di intervenire in modo preciso. Voi state invece creando un inutile allarme sociale, che poi siamo noi a dover gestire. E’ sbagliato spaventare gli abitanti dei quartieri alimentando paure di invasione. E gli stessi consiglieri che creano questo allarme, sono quelli che si dicono preoccupati per la mancata accoglienza dei profughi a livello internazionale, accusando di questo il Governo. E’ solo Ipocrisia.
Aldo Curatella (M5S): Erano tredici anni che Mirafiori richiedeva attenzione per il campo di corso Tazzoli. La periferia non è solo Le Vallette. Nel momento in cui si è cercato di risolvere un problema con una soluzione dignitosa che fosse attenta alle persone (anche con l’aiuto della protezione civile) qualcuno ha cercato di provocare il panico, paventando una possibile invasione. Ma l’insediamento di corso Tazzoli non era una sistemazione dignitosa. Brutta cosa fomentare la paura per difendere gli interessi del proprio territorio, del proprio quartiere. Soddisfatto che si sia risolta la situazione, che edeve essere sempre monitorata per permettere il superamento dei campi Rom, senza dimenticare che va migliorata la sicurezza in città e senza il venire meno dell’accoglienza.
Monica Canalis (PD): Non abbiamo paura dei camper, ma ci limitiamo ad osservare la contemporaneità fra il blitz per la chiusura di corso Tazzoli e lo sparpagliamento di veicoli in città. A noi che preme sapere i che condizioni vivono le persone, questa contemporaneità ha provocato qualche sospetto e legittime domande. Che siano o meno le stesse persone, ci troviamo di fronte ad un problema. Il superamento dei campi Rom, a cui siamo tutti chiamati a dare risposte, è difficile, non liquidatelo come perfetto e replicabile, sulla base di quanto avete fatto in corso Tazzoli. Superare un campo Rom è un processo complesso che richiede procedure individualizzate e progettualità articolate. Certo la celerità della chiusura del campo di corso Tazzoli non facilità queste progettualità. Le persone non svaniscono, il problema prima o poi si ripropone.
Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Si è detto che l’azione è stata impeccabile perché si è speso poco, ma non è detto che sia stata davvero efficace… Non è stata fatta un’attenta valutazione per attivare percorsi di inclusione. Non si può delegare ad altri la presa in carico della questione, come è stato fatto per l’ex Moi. Si rischia di acuire i problemi in altre aree della città: serve una programmazione più articolata e condivisa di tali interventi, senza affidarsi a blitz!
Federico D’Agostino