Il 1° dicembre del 2006, si spegneva padre Ruggero Cipolla. Un uomo piccolo ed esile ma di grande cuore e di nervi saldi. Un frate francescano che aveva trascorso la sua vita tra la sofferenza degli altri. Cappellano per decenni delle carceri torinesi, aveva saputo trovato parole di conforto e comprensione per tutti. Ladri. Truffatori. Assassini, come Puleo, La Barbera e D’Ignoti che, nel ’46, furono gli ultimi condannati a morte in Italia dopo una strage di contadini a Villarbasse. Ma anche antifascisti e partigiani rinchiusi alle Nuove, spesso in transito verso i campi di concentramento o il plotone d’esecuzione. Tra di essi, il generale Perotti, Eusebio Giambone, Paolo Braccini e gli altri componenti della direzione militare della Resistenza torinese fucilati al Martinetto il 5 aprile del ’44 dopo un finto processo.
Nel suo cuore e nel suo apostolato, padre Cipolla non aveva mai fatto distinzioni tra chi soffriva in carcere, ma aveva sempre serbato un ricordo particolare per chi pagava il prezzo per la libertà di tutti. E fino a quando le sue forze glielo avevano consentito, mai era mancato al Sacrario del Martinetto, al Pian del Lot, in tutti i santuari laici della Resistenza torinese, ogni qual volta si trattava di ricordare i ragazzi caduti per l’Italia libera. In quelle occasioni, brandiva commosso il crocefisso donatogli da un antifascista condannato a morte. Torino, che lo aveva voluto tra i suoi cittadini onorari, ha perso con lui una delle sue figure più belle e ricche di umanità. E non lo ha dimenticato. Anche oggi, presso il Cimitero Monumentale, autorità locali, agenti di polizia penitenziaria, ex prigionieri politici antifascisti ed anche insegnanti e allievi dell’Istituto Bosso-Monti hanno reso omaggio a padre Ruggero. A rappresentare la Città in occasione dell’iniziativa, promossa dall’Associazione “Nessun uomo è un’isola, è stata la vicepresidente del Consiglio comunale Serena Imbesi. Rivolgendo ai presenti il saluto dell’Amministrazione comunale e prendendo spunto dalla presenza dei ragazzi e ragazze della scuola, la vicepresidente Imbesi ha ricordato l’importanza di trasmettere alle giovani generazioni il ricordo di persone come padre Ruggero e dei tempi drammatici nei quali furono chiamate ad operare.
Claudio Raffaelli