E’ da oggi intitolata alla memoria delle “Vittime dell’immigrazione“ l’area pedonale attigua al ponte Amedeo IX, che collega via Livorno con corso Mortara. La Città di Torino ha così dato corso alla proposta avanzata dalla petizione “Torino non dimentica”, presentata alcuni mesi fa al Consiglio comunale.
Circa 200 persone, in gran parte giovani, hanno preso parte alla breve cerimonia che ha preceduto lo scoprimento simbolico della targa, che ricorda i 19000 migrarti periti nel Mediterraneo dal 2013 ad oggi, più i tanti altri dei quali non si è venuta a conoscere la tragica sorte. Prima dello scoprimento della targa commemorativa, hanno preso la parola Francesco Sicari, presidente del Consiglio comunale e della Commissione Toponomastica che ha deciso l’intitolazione, il presidente della Circoscrizione 4 Claudio Cerrato, il primo firmatario della petizione Andrea Sacco, la portavoce per il Sud Europa del UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) Carlotta Sami e Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 Ottobre.
Proprio dalla tragedia del 3 ottobre 2013, quando il naufragio al largo di Lampedusa di un’imbarcazione carica di migranti provocò 368 vittime, ha preso spunto l’intervento pronunciato dal presidente Sicari a nome della Città di Torino.
Sicari ha ricordato anche l’emigrazione italiana, sottolineando come con l’intitolazione di questa mattina si sia voluto dare voce a tutte le vittime dell’immigrazione, persone spinte alla fuga da violenze e miseria. Claudio Cerrato ha evidenziato come occorra combattere “la paura del diverso” anche a Torino, rievocando anche l’immigrazione dal Meridione che aveva caratterizzato la città e lo stesso quartiere dove si è svolta la cerimonia.
Andrea Sacco, da parte sua, ha definito la cerimonia come “un grande abbraccio a tutte le vittime”, ricordandone i terribili numeri: oltre 19.000 dal 2013 (1600 erano bambini) e 669 solo quest’anno, secondo stime ufficiali. La rappresentante del UNHCR, Carlotta Sami, ha rievocato il tragico naufragio di pochi giorni fa ed ha evidenziato come i migranti siano vittime di privazioni e violenze ma anche, frequentemente, vittime di muri legislativi che vanno abbattuti, cominciando anche dalle azioni quotidiane di tutti. Infine, l’intervento di Tareke Brhane, che ha parlato con intensa commozione del dramma di migliaia di uomini, donne e bambini “nati invisibili e poi morti invisibili”, stigmatizzando le responsabilità dei governi europei e chiedendo soluzioni a lungo termine.
Claudio Raffaelli