Il Piave non è solo un fiume, bensì il simbolo per antonomasia della partecipazione italiana alla Grande Guerra. Estrema linea di difesa dopo lo sfondamento del fronte a Caporetto e nella conca di Plezzo (oggi entrambe in territorio sloveno) il lungo corso d’acqua è passato alla storia e alla leggenda.
Questa mattina, il salone del Circolo Ufficiali di corso Vinzaglio è stato teatro della presentazione del volume Non chiamatelo fiume. Dal Grappa al Piave, una sorta di graphic novel che, attraverso una discesa immaginaria lungo le acque dal Monte Grappa all’Adriatico, ripercorre alcuni momenti salienti del conflitto mondiale, fra trincee, reticolati e impetuosi – e spesso inutilmente sanguinosi – assalti all’arma bianca. Senza dimenticare l’epopea della nascente aviazione militare italiana, con il suo simbolo Francesco Baracca, al quale vennero attributi ben 34 aerei nemici abbattuti con la mitragliera installata sul suo biplano Spad, inconfondibile per via del marchio del cavallino rampante, lo stesso più tardi ripreso da Enzo Ferrari in ambito ben differente, quello delle auto sportive. Particolarmente interessante anche l’esposizione di uniformi italiane e austroungariche, insieme ad una collezione di maschere antigas impiegate dai vari eserciti durante il conflitto mondiale.
La presentazione del libro, con la relazione centrale svolta dal docente universitario e saggista Aldo Alessandro Mola, è stata intervallata da brani eseguiti al pianoforte, a quattro mani, da due giovanissimi studenti dell’Istituto Musicale “Sinigaglia” di Chivasso. Particolarmente apprezzata la loro interpretazione della “Canzone del Piave”, quasi una sorta di inno nazionale ufficioso per la tradizione militare italiana. Tra il numeroso pubblico, a rappresentare la Città, il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci.
Claudio Raffaelli