Il numero di detenuti iscritti all’università in Piemonte è passato dai trentotto del 2016-2017 ai centoventuno di questo anno accademico con sette carceri coinvolte e ventidue corsi di laurea attivati e diciotto stranieri iscritti. Franco Prina – docente di sociologia e delegato del Rettore dell’Università di Torino per il Polo universitario per studenti detenuti – è stato accolto stamane in Commissione Legalità per riferire dell’impegno dell’Ateneo verso il sistema carcerario. Il Polo è un’iniziativa sorta negli anni Ottanta – apripista in Italia – che nel corso dei decenni si è ampliata se pensiamo che prevedeva l’accesso alle sole facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza; oggi ventitré detenuti frequentano i corsi del Dams e da un paio d’anni l’offerta comprende anche la facoltà di Scienze motorie. Un percorso universitario che garantisce un diritto fondamentale come quello allo studio e risponde al dettato costituzionale del fine rieducativo della pena; cinquantacinque sono gli iscritti detenuti a Torino. L’esperienza di Prina da locale è diventata nazionale; dal 2018 presiede la Conferenza nazionale universitaria dei Poli penitenziari composta da quarantaquattro atenei che garantiscono la frequentazione universitaria a 1707 detenuti di tutt’Italia. Esperienza che – almeno a Torino – sta per giungere al capolinea con l’avvicendamento previsto il 1° giugno con Rocco Sciarrone presente al tavolo di Sala Orologio davanti ai Consiglieri comunali: “È una materia complessa per casi e dinamiche disomogenee tra loro. Mi dedicherò con attenzione e curiosità”.
(Roberto Tartara)