Da questa sera il Palazzetto dello Sport di parco Ruffini, a Torino, porta il nome di Gianni Asti, ex cestista ed ex allenatore di basket, arricchendo così, la toponomastica cittadina di un altro personaggio sportivo che si unisce ad altri come Pietro Mennea, Gaetano Scirea o il Grande Torino.
La cerimonia di intitolazione si è svolta questo pomeriggio, nel luogo che più di ogni altro, in città, ricorda la storia sportiva di Gianni Asti. Al Palasport, infatti, si distinse come giocatore prima, nell’ Auxilium Agnelli, e come allenatore poi, con l’Auxilium Torino, nella stagione 1976/77. Nel 1980 fu alla guida della Grimaldi Torino nella massima serie e l’annata successiva portò la Berloni Torino in semifinale playoff.
Nel 1983/84, allenò una delle società più titolate d’Italia, la Pallacanestro Cantù,
mentre, l’anno successivo, la Pallacanestro Gorizia in Serie A2 e dal 1985 al 1987, con la squadra di Mestre, sfiorò ben due volte la promozione in A1, concludendo la sua esperienza dedicandosi alla sua passione, l’insegnamento del basket ai ragazzi.
Gianni Asti, che morì esattamente un anno fa all’età di 71 anni, è stato ricordato dal mondo del basket italiano che, alla cerimonia, era rappresentato da Gianni Petrucci, presidente della Federazione Italiana Pallacanestro e da Romeo Sacchetti, attuale allenatore della Nazionale.
Il consigliere Marco Chessa ha rappresentato la Città e ha sottolineato come questa intitolazione sia stata votata all’unanimità da parte di tutte le forze politiche, il che dimostra, ha affermato, che Gianni Asti “ha ancora la capacità di unire”.
“E’ stato un professionista affermato che ad un certo punto della carriera decide di rimettersi in gioco nella maniera più umile, altruista e lungimirante possibile, ha evidenziato, tornando ad insegnare e a trasmettere conoscenze, saperi e valori, un uomo che ha saputo restituire e mettere in circolo ciò che ha saputo guadagnare e meritare”.
Il ricordo di Gianni Asti si è concluso con il saluto della presidente della Circoscrizione 3, Francesca Troise e lo scoprimento della targa.
Federico D’Agostino