Una città senza barriere architettoniche è una città più fruibile per tutti, non soltanto per le persone disabili. In questa frase, pronunciata dal disability manager della Città di Torino, Franco Lepore, si condensa il principio della progettazione universale. Non progettare tenendo conto dei problemi dei disabili, ma farlo in modo che non vi siano quegli scalini inutilmente alti, quelle rampe troppo inclinate, quegli ingressi non troppo agevoli che non sono un problema per le persone “normodotate” ma che potranno diventarlo un domani, quando l’età, future patologie o anche solo un passeggino da spingere avranno cambiato le cose.
La stesura del nuovo Regolamento edilizio della Città di Torino ha rappresentato un’occasione importante per mettere a fuoco i problemi e individuare le possibili soluzioni. Nel quadro di un percorso partecipato che ha coinvolto organizzazioni di categoria e associazioni professionali, gli uffici tecnici comunali hanno lavorato a stretto contatto con il disability manager. Ne sono scaturite importanti acquisizioni sul tema dell’accessibilità, che in gran parte sono state integrate nel tessuto normativo del Regolamento edilizio, come è stato sottolineato oggi nel corso della riunione congiunta, presieduta da Roberto Malanca, delle commissioni Urbanistica, Pari opportunità e Servizi sociali. prescrizioni minuziose e precise, alla luce della legislazione in tema di accessibilità, non solo nell’edificazione degli immobili, ma anche nella loro ristrutturazione o anche ricostruzione. E anche le aree verdi sono oggetto di prescrizioni precise, come la diversificazione dei materiali utilizzati per le superfici, in modo tale da aiutare nell’orientamento i non vedenti o ipovedenti.
Ci sono poi tanti altri accorgimenti da adottare: ad esempio, anche le persone disabili gettano la spazzatura, per cui i cassonetti devono essere accessibili. Le aree di cantiere devono essere disposte in modo tale che il loro aggiramento sia possibile anche da persone in carrozzella o con disabilità visive: per queste ultime, citofoni o pulsantiere di ascensori con tecnologia touch screen possono essere difficoltà insormontabili, se mancano adeguati accorgimenti.
Le soglie dei serramenti possono essere di intralcio nell’accesso a balconi e terrazzini, per cui la loro altezza non deve superare i 25 millimetri. Sui marciapiedi, realizzare i tratti prospicienti i passi carrai con materiali la cui differenza dal normale asfalto o lastricato possa essere percepita attraverso le suole o tramite la punta del bastone, può essere di grande aiuto per migliorare la sicurezza delle persone con disabilità visive.
Certo, ci sono edifici e luoghi che, per ragioni oggettivamente strutturali o di vincoli storico-artistici, non possono subire interventi stravolgenti. Ma anche in questi casi, è possibile applicare il principio dell’accomodamento ragionevole, utilizzando al meglio ogni possibilità offerta da tecnologie più o meno avanzate.
Impossibile riassumere in poche righe la complessità della materia. Il nuovo Regolamento edilizio, dopo un ultimo esame da parte degli uffici tecnici, dovrà essere sottoposto all’esame finale da parte del Consiglio comunale, e quindi al voto da parte dello stesso. Tuttavia, è evidente come la somma fra tecnologie e attenzione alle persone diventi l’elemento fondamentale per costruire, attraverso i mille rivoli della quotidianità, un fiume lento e tranquillo che ognuno e ognuna possano percorrere serenamente, di corsa, camminando, arrancando, spingendo la propria carrozzella: la nostra città.
Claudio Raffaelli