La pandemia in corso ha creato un clima psicologico difficile, con questa sensazione da “nemico alle porte” che inevitabilmente vivono le persone chiuse nelle loro abitazioni. Ma per qualcuno, il nemico è già oltre le porte, saldamente insediato tra le pareti domestiche. Per tante donne sottoposte a vessazioni e maltrattamenti, a volte vere e proprie violenze fisiche, dal loro marito o compagno, è diventato più difficile chiedere aiuto. Lo è soprattutto perché ora lui è sempre a casa, monopolizza le poche uscite col pretesto del “ci penso io a voi”, in un contesto spesso segnato da difficoltà economiche, preesistenti oppure arrivate, inattese, con il coronavirus e le limitazioni alle attività inevitabilmente imposte. Un contesto che inacidisce e persino incattivisce relazioni già malsane o che si deteriorano rapidamente in quei metri quadrati, sovente davvero pochi, condivisi 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana. I figli, già irrequieti per la forzata “quarantena che li ha isolati dalla valvola di sicurezza della scuola, sono spesso involontaria concausa e atterriti testimoni di scoppi di nervosismo che a volte degenerano, fino a lasciare lividi dolorosi su corpi e memorie. Durante la seduta odierna delle commissioni Pari opportunità e Legalità, svoltasi in videoconferenza con Cinzia Carlevaris a presiedere i lavori, è stata fornita una cifra che provoca un brivido di paura: -53%. Di tanto sono improvvisamente calate, per Telefono Rosa, le segnalazioni di maltrattamenti, le richieste di aiuto provenienti da donne in balia di maschi violenti. Quello che potrebbe superficialmente apparire un dato confortante ha invece un significato assolutamente opposto.
Per le donne rinchiuse in casa dal coronavirus insieme ai loro persecutori diventa più difficile riuscire a fare una telefonata per chiedere aiuto, al numero di emergenza 1522 ma anche a un’amica o un parente fidato. Chiamate telefoniche e messaggi in chat, hanno spiegato i responsabili di vari servizi di aiuto alle donne vittime di violenza, spesso si interrompono bruscamente magari perché il maltrattatore entra nella stanza o i figli reclamano attenzioni. Mentre la convivenza forzata nega un qualsiasi momento di tregua, è facilmente immaginabile come, in alcune situazioni, tensioni e violenze non solo persistano ma possono raggiungere livelli mai conosciuti prima.
A questo si aggiunge il fatto che anche le associazioni e istituzioni che si occupano di aiuto a donne vittime di violenza sono in difficoltà nel potere garantire il funzionamento dei servizi di ascolto e accoglienza, in questo particolare periodo. Ma la loro attività prosegue, così come il servizio antiviolenza del Comune, il nucleo di prossimità della Polizia Municipale e le forze dell’ordine sono sempre reattivi alle segnalazioni e alle richieste di aiuto. Anche in questi giorni difficili, si è comunque riuscito a trovare un rifugio sicuro per alcune donne in fuga dai partner violenti.
Più che mai diventa necessario mantenere aperti i canali a disposizione delle donne maltrattate e dei loro figli. Da questo punto di vista, è stato sottolineato nel corso dell’incontro, occorre sensibilizzare tutta la popolazione. I vicini di casa possono avere un ruolo importante, mai come in questi giorni è stato possibile cogliere cosa avviene negli appartamenti adiacenti, e una segnalazione alle forze dell’ordine può salvare l’incolumità di una persona, se non la sua stessa vita. Così come può essere importante far capire alla signora del portone a fianco, incrociata in coda al supermercato con un occhio pesto, che può chiederci un aiuto o anche solo un’informazione di come ottenere un aiuto. A questo proposito, Telefono Rosa ha redatto e reso disponibile un semplice ed utilissimo vademecum che spiega proprio come ognuno di noi, in modo diverso, possa essere d’aiuto a una donna vittima di maltrattamenti e violenze (https://telefonorosatorino.
Ma un appello forte, dalla riunione della commissione, è stato indirizzato anche al Parlamento, per alcune modifiche legislative che possano meglio consentire l’allontanamento da casa del maltrattanti, con modalità tali da garantire la donna contro successive azioni di stalking.
Il delicatissimo e complesso tema è stato oggetto di grande attenzione da parte dei consiglieri e consigliere comunali, intervenuti in gran numero con richieste di delucidazioni ma anche con proposte, quali il coinvolgimento della rete delle farmacie, a partire da quelle comunali, e delle insegnanti, due potenziali punti di contatto importanti per donne alle prese con partner violenti. Nel corso della riunione, sono intervenuti i consiglieri e consigliere Tisi, Lo Russo, Ferrero, Patriarca, Giovara, Petrarulo, Azzarà, Tevere, Foglietta, Pollicino, Scanderebech, oltre all’assessore Marco Giusta.
Claudio Raffaelli