La detenzione in carcere non deve solo essere la punizione inflitta al responsabile di un atto contro la Legge ma, così come discende dalla Costituzione (art.27) che pone tra gli obiettivi delle case penitenziarie anche l’aspetto della rieducazione della persona. E questo principalmente attraverso le attività lavorative rivolte a quanti hanno una condanna definitiva (in Italia sono 39.000) che ne avrebbero diritto. Il lavoro svolge un’azione primaria di vita perché costituisce per le persone private della libertà, una valida alternativa alla reiterazione del reato. Il calo della recidiva per quanti hanno possono svolgere un’attività lavorativa corrisponde al 20%.
La mozione approvata dal Consiglio comunale del’11/2/2019 chiede all’Amministrazione di sensibilizzare le realtà imprenditoriali per gli inserimenti lavorativi di detenuti (con sgravi fiscali e contributivi a favore di imprese che effettuano assunzioni). Chiede inoltre di confrontarsi con le società partecipate del Comune di Torino per verificare le possibilità lavorative delle persone private della libertà personale, e che possano proseguire anche al temine dell’esecuzione della pena.
Tony De Nardo