Il suo Paese era neutrale, durante la Seconda Guerra mondiale. Il giovane Raoul Wallenberg, diplomatico svedese di stanza a Budapest, non chiuse però gli occhi di fronte al dramma degli ebrei perseguitati e massacrati dai nazisti, che avevano occupato l’Ungheria dopo che quest’ultima aveva rotto l’alleanza con la Germania.
Come fece anche l’italiano Giorgio Perlasca, in quegli stessi giorni convulsi, procurò una via di salvezza e di fuga a migliaia di persone. Scomparve in circostanze misteriose dopo l’ingresso delle truppe sovietiche a Budapest, nel gennaio 1945. Solo nel luglio del 1947 le autorità di Mosca lo dichiararono “deceduto per arresto cardiaco dopo un periodo di prigionia”, riconoscendone l’arresto come un «tragico errore» soltanto nel 1989. Nel 1963, il governo israeliano proclamò Raoul Wallenberg quale “Giusto tra le Nazioni”.
Il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, introducendo la cerimonia con la rievocazione dell’eroismo di Wallenberg, si è rivolto agli allievi della scuola “Gaetano Salvemini” presenti, prendendo spunto da recenti fatti di cronaca, per sottolineare come razzismo e antisemitismo siano estranei ed antitetici allo sport.
Dopo il saluto di Giovanna Ardoino, la Console generale di Svezia, ha preso la parola Eva Udud, in rappresentanza del Consolato generale d’Ungheria a Milano, raccontando tra l’altro dei diversi monumenti che il suo Paese ha dedicato alla memoria di Wallenberg.
Al termine degli interventi della presidente della Circoscrizione 2 Luisa Bernardini, di Daniel Fantoni per la Comunità Ebraica di Torino e di Carmine Bonino, promotore dell’intitolazione, ha avuto luogo lo scoprimento della targa commemorativa.
Claudio Raffaelli