Sopralluogo della Commissione Legalità, questa mattina, presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi. Accolti dal direttore e dai responsabili delle forze dell’ordine che presidiano la struttura, consigliere e consiglieri hanno potuto visitare le varie aree, conoscere i dettagli dell’operatività del centro, gestito dalla società ORS Italia, confrontarsi brevemente anche con alcune delle 138 persone che sono in questo momento trattenute. Giova ricordare che, in base alla normativa vigente, i CPR diventano operativi quando non è possibile eseguire immediatamente l’espulsione o il respingimento di persone straniere che non siano in grado di fornire le proprie generalità o abbiano il visto per l’ingresso nel nostro Paese scaduto. E’ il questore a disporre che lo straniero sia trattenuto per un periodo di 30 giorni, prorogabile fino ad un massimo di 90 giorni, che può essere prolungato di ulteriori 30 giorni, assicurandone la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità.
Al termine del sopralluogo il presidente della commissione Luca Pidello, ha così commentato la visita: “Il sopralluogo ha evidenziato come la struttura sia lo snodo di un processo complesso, che impiega molte risorse e in cui i trattenuti vivono in una situazione di precarietà psicologica. Gli operatori delle forze dell’ordine, dell’ente gestore e della Prefettura affrontano con professionalità il loro compito: abbiamo rilevato alcuni interessanti spunti di apertura verso l’esterno che come Comune è importante recepire, così come un generale miglioramento delle condizioni di vita dei ristretti. Il contesto e le norme che regolano la funzione della struttura rimangono però fortemente problematiche: ad oggi il CPR è una struttura in cui circa un terzo dei fermati viene rimpatriato, con alti costi, mentre per i due terzi delle persone si tratta di un periodo di limbo di 3 mesi, di cui è difficile immaginare il senso e la pesantezza, che si conclude con la liberazione. Come commissione continueremo ad occuparci del tema, audendo i diversi soggetti che ne sono parte e lavorando perché la città sia consapevole delle necessità di questo luogo e di chi vi è ristretto”.
Marcello Longhin